Il suo sogno è quello di vivere di musica. Di fare della sua grande passione il proprio futuro. Dario Zompi, vent'anni originario di Castrocielo, ha lanciato da pochi giorni il suo ultimo singolo "Stringimi". Il suo nome d'arte è "Freddo", il motivo è racchiuso in quel grido di consapevolezza di chi conoscere il dolore e lo canta utilizzando tutto il fiato disponibile.

Partiamo dal principio, da dove nasce la tua passione per la musica?
«Diciamo che ho sempre avuto passione per la musica, la vera novità per me è stata la scoperta e il successivo approfondimento del rap. Dai 13 anni circa ho cominciato a scrivere poesie e pensieri, ovviamente tutti contenuti relazionabili a un ragazzino di quell'età. Successivamente in primo superiore scoprii alcuni artisti che mi fecero innamorare della loro musica e approfondendo il genere, studiandone le origini e le evoluzioni, finii per appassionarmi alla cultura hip hop. Ascoltare persone che raccontavano il loro vissuto, che condividevano magari gli stessi miei dolori mi aiutava a sentirmi meno solo. Era (ed è ancora oggi) una medicina miracolosa. In seguito ho provato anch'io a scrivere su strumentali e il resto è venuto da sé».

Dario Zompi, 20 anni, nome d'arte Freddo. Perché questo nome?
«Richiama uno stato d'a n imo e al tempo stesso descrive la società in cui siamo costretti a vivere, quella del consumo di tutto, compreso delle emozioni. Oggi tutto appare freddo, esanime. Le persone non sono minimamente interessate a nulla; ogni rapporto si fonda su basi di convenienza, su quello che può far comodo a me o a te. Questo si estende ad ogni tipo di relazione; viviamo nell'e p oca dell'immagine, dell'apparire e al contempo ogni cosa viene pensata per essere consumata. Non proviamo sentimenti non perché di indole siamo malvagi, semplicemente perché non sappiamo cosa essi siano, si è creato un insieme di apatici cronici. Diamo un valore sbagliato ai rapporti umani, viviamo la vita con logiche con tronatura. Da tutta questa tristezza, da questa desolazione nasce Freddo, che vuole essere un grido non di speranza, ma di consapevolezza. Freddo è la voce di chi è consapevole di quanto dolore esiste, ma lo affronta e lo denuncia cantando con tutto il fiato che ha nei polmoni».

È uscito da poco il tuo nuovo singolo "Stringimi". Un brano molto forte, a tratti duro e struggente. Ci racconti un po' questa canzone?
«Stringimi nasce da un ritornello che è stato scritto e cantato da Joe Sledge ben 4 anni fa. Joe me lo ha proposto e dopo aver rimodellato la strumentale abbiamo scelto il tema. Il brano in sé è un viaggio attraverso il mondo della coscienza. Pone l'attenzione dell'ascoltatore su temi introspettivi e di attualità ed è stato pensato e scritto proprio per denunciare una terribile situazione che, come molti miei coetanei, anch'io sto vivendo: non quella di non avere un futuro, ma quella di non avere possibilità di progettarlo. L'incapacità di poter provvedere al raggiungimento dei propri obbiettivi per cause esterne, per scelte prese da altri. Questo è il tema principale di Stringimi».

Un brano che ha molte contaminazioni musicali. Se dovessi descriverlo musicalmente cosa diresti? «Effettivamente l'obiettivo a livello musicale era proprio quello di contaminarlo il più possibile e di far coesistere tra loro la fusione di più generi. Ho cominciato un percorso a partire dalla composizione del mio primo Ep (Poeses EP) che ha totalmente cambiato il mio modo di vedere e fare musica. Sto cercando di introdurre sempre più contaminazioni all'interno dei miei pezzi e di fondere più sonorità possibili, per creare strumentali sempre più originali accompagnate dai testi che scrivo. Diciamo che voglio trovare la mia via. A Stringimi sono particolarmente affezionato: è un pezzo Rap con un po' di Rock, ma nel quale si può trovare anche del Nu-Metal e se ci si fa caso spuntano qua e là degli accenni di Elettronica. È il risultato più maturo di alcune sperimentazioni presenti nell'Ep e di questo devo dare assolutamente merito a Joe Sledge, che si è occupato della produzione musicale, della registrazione, del mix e del master, oltre che del ritornello».

L'inciso del pezzo dice: "Mi rendo conto che non c'è più tempo, spingimi tutto il tempo che mi va". C'è stato qualche momento nella vita in cui avresti voluto far qualcosa ma hai capito che non c'era più tempo?
«Tendo a fare sempre il massimo con il tempo che ho a disposizione, o almeno così opero con la musica. Ovviamente capita spesso di pensare di non avere più tempo per svolgere dei compiti, parlando sempre in questo ambito. A volte penso tra me e me che ci sono ragazzi che a 20 anni hanno già raggiunto obbiettivi per me ancora lontanissimi e che forse non ho più tutte queste chance a disposizione, ma ragionandoci sopra effettivamente non esiste un tempo stabilito per riuscire in qualcosa: devi solo vivere appieno il tuo percorso e inseguire chi sei veramente».

Progetti futuri? E soprattutto il tuo sogno?
«Di progetti futuri ne ho tanti, vorrei chiudere il mio primo album e magari riuscire a organizzare il mio primo vero tour, ci sto lavorando. Il mio sogno è quello di vivere della mia musica, non voglio diventare un personaggio o qualcosa che non sono. Vorrei semplicemente poter guadagnare con quello che faccio e poter dire di mangiare grazie alla mia passione e a nient'altro e ovviamente arrivare ai cuori della gente, essere di conforto per chi è fragile, per chi si sente solo nel mondo e necessita di una mano. A me è servito molto e la cosa che mi renderebbe più felice e mi farebbe sentire realizzato sarebbe essere d'aiuto per chi ascolta i miei pezzi».