A sette anni di distanza dal voto amministrativo del novembre 1870, la Prefettura di Roma, con decreto dell'11 aprile 1877, scioglieva il Consiglio comunale di Frosinone e fissava per il 15 luglio le nuove elezioni per il suo primo rinnovo generale. Proprio in vista di quel voto, un gruppo di personaggi di primo piano di Frosinone e del Circondario, fra i quali Girolamo Moscardini, Nicola De Angelis, Giovanni Battista Grappelli, Giuseppe Galloni, Alessandro Angelini, Giuseppe Sodani e Aristide Salvatori, aveva fatto apparire, il 19 maggio, sulle pagine del giornale locale di tendenza repubblicana "Il Lampo", il testo di un manifesto rivolto agli elettori del Circondario.
«L'esperienza di sette anni – diceva l'appello – ci ha dimostrato purtroppo luminosamente come l'inoperosità dei buoni, dia sovente agio agli speculatori d'invadere le cariche pubbliche, per servirsene a scopo di privato interesse. L'esperienza ci insegna ancora come l'associazione sia una delle prime forze in un popolo libero, e come da essa derivino tutti quei beni, tutti quei miglioramenti sociali, che costituiscono la vita delle nazioni».
Alla fine dell'appello i firmatari, costituitisi in Comitato promotore, invitavano tutti gli elettori a «gettare le basi di una grande Assemblea Elettorale permanente del Circondario di Frosinone, al fine di influire efficacemente sulla scelta di coloro che debbono rappresentare e garantire gli interessi del Pubblico nei corpi tutti amministrativi e legislativi del Comune, della Provincia e della Nazione. L'iniziativa era chiaramente rivolta a limitare le interferenze dell'affarista ceccanese Filippo Berardi che, da anni, riusciva a determinare, con il suo forte potere economico, le scelte di quasi tutte le amministrazioni comunali della Valle del Sacco, compresa quella di Frosinone. Da parte sua, in quella vigilia elettorale, il sottoprefetto Giannelli affermava, il 9 luglio, in un suo rapporto alla Prefettura di Roma che l'elettorato del Circondario «comincia ad essere diviso con quei colori con cui si distinguono i due partiti del Parlamento, cioè quelli che sono favorevoli al Ministero e quelli che lo combattono. A tale divisione – continuava il Sottoprefetto – hanno potentemente contribuito i due deputati Signori Cav. Indelli e Cav. Martinelli. Quanto a Frosinone, come nella maggior parte dei Comuni, gli eletti non si divideranno sopra questioni politiche o amministrative, ma voteranno semplicemente col cuore di amici o di nemici dei Deputati suddetti».
Per le elezioni amministrative del 15 luglio vennero presentate a Frosinone due liste: la prima guidata dal sindaco "facente funzioni" uscente Giovanni Battista Grappelli, che aveva sostituito Domenico Diamanti dimissionario dal novembre del 1875, e la seconda dall'avvocato Filippo Simeoni. Entrambi gli schieramenti si richiamavano genericamente alle idee liberali, anche se non mancavano al loro interno diversi candidati provenienti dal mondo cattolico cittadino. I risultati di quelle elezioni, dopo una campagna elettorale abbastanza vivace, videro la vittoria della lista "municipale" di Grappelli.
Così "Il Lampo" dette conto del risultato finale: «La lista municipale composta di un terzo da clericali e due terzi da liberali con una maggioranza di voti singolare contro l'al tra lista contrapposta con meno clericali e persone d'impegno e capacità; ma parte per imperizia, parte per difetto d'influenza sugli elettori, rimase sconfitta. Ci auguriamo che questa lezione serva da esempio a questi bravi cittadini e che un'altra volta riescano nel loro intento. Comunque sia non si può che inneggiare alla votazione di domenica scorsa».
Qualche giorno dopo il voto, il 23 luglio, nella sede municipale di Palazzo Ciceroni, s'insediarono, sempre secondo "Il Lampo", una dozzina di "veri liberali", sei "veri clericali", mentre gli altri dodici consiglieri erano classificati come "4 malve clericali e 8 malve liberali". I consiglieri che risultarono eletti, che rispetto alle precedenti amministrative erano aumentati da venti a trenta, furono Giuseppe Borsa, Nicola Bouchard, Paolo Bracaglia, Luigi Ciceroni, Leopoldo Cioccolani, Nicola Crescenzi, Nicola De Angelis, Giovanni Battista De Santis, Domenico Diamanti, Filippo Dori, Giulio Gabrielli, Gaetano Galloni, Vincenzo Giansanti, Giovanni Battista Grappelli, Domenico Antonio Guglielmi, Carlo Kambo, Nicola Marchioni, Silverio Marchioni, Giacinto Narducci, Ernesto Paradisi, Vincenzo Passerini, Ciro Pesci, Francesco Ricci, Giacinto Scifelli, Filippo Simeoni, Giuseppe Sodani, Cesare Tesori, Cesare Troccoli, Filippo Turriziani e Domenico Vespasiani.
Giovanni Battista Grappelli continuò, in attesa della nomina regia, ancora per qualche tempo a svolgere il compito di Sindaco "facente funzioni", capeggiando la stessa Giunta eletta all'indomani del voto del 17 luglio di cui facevano parte i cinque assessori effettivi Luigi Ciceroni, Giuseppe Borsa, Nicola Marchioni, Giuseppe Sodani e Francesco Ricci. Giovanni Battista Grappelli ricevette il decreto di nomina reale a sindaco di Frosinone il 3 febbraio 1878, ben sei mesi dopo le elezioni amministrative che lo avevano visto vincitore mentre, a quella data, la composizione della sua Giunta venne modificata, seppur di poco, con Filippo Dori al posto di Giuseppe Borsa. Al cambiamento in senso conservatore del Consiglio, determinatosi con l'elezione di oltre un terzo di consiglieri "clericali", era corrisposta una Giunta quasi interamente composta dagli elementi più moderati dello schieramento liberale comunque vicini agli ambienti cattolici cittadini.
Se ancora per qualche anno saranno presenti nella Giunta alcuni liberali esenti da compromissioni con il passato potere pontificio, come Nicola Marchioni, Giuseppe Sodani e Filippo Turriziani, i rimanenti membri dell'esecutivo, a cominciare dai due uomini più rappresentativi, cioè lo stesso Grappelli e Francesco Ricci, più volte nella loro vita erano scesi a patti con la Delegazione apostolica di Frosinone. Infatti, a differenza di Domenico Diamanti, che aveva saputo affrontare per le sue idee venti anni di esilio in Turchia e in Egitto, Grappelli e Ricci erano stati entrambi "perdonati" per la loro partecipazione al Governo provvisorio del 1867 e, dopo pochi mesi di "espatrio" al di là del Liri (tra Sora e Arce),una volta tornati a Frosinone poterono riprendere tranquillamente a gestire i loro interessi di grossi possidenti.
La svolta conservatrice al Comune arrivò al suo pieno compimento il 21 dicembre del 1880 con la nomina di una Giunta interamente formata da liberali moderati e da cattolici come Francesco Ricci, Filippo Dori, Gaetano Galloni, Luigi Ciceroni, Vincenzo Giansanti e Carlo Kambo. Nessuno si meravigliò, allora, se "La Falce", giornale "internazionalista" di Frosinone dagli accenti fortemente anticlericali, in uno dei suoi primi numeri ebbe a scrivere, riferendosi a Grappelli e Ricci ma anche a Filippo Dori e Carlo Kambo che «gli ex barbacani del '61 e i firmatari dell'obolo di S. Pietro del '67 non hanno voluto smentire il fervido amore per le somme chiavi».
Rispetto alle numerose opere pubbliche volute dal sindaco Domenico Diamanti, come la costruzione del Cimitero comunale a Colle Cottorino e della Palazzata Berardi con il Teatro Isabella lungola Via Nova, l'attività del primo mandato a sindaco di Grappelli non si caratterizzò per particolari interventi nel campo dei lavori pubblici e dei servizi, il che veniva motivato, costantemente, da presunte preoccupazioni di bilancio. Per le condizioni del bilancio comunale e per la mancanza di proprie risorse da parte del Comune, Grappelli aveva fatto ricorso, già all'inizio della sua attività di sindaco "facente funzioni", a un primo mutuo di 30.000 lire presso la Cassa dei Depositi e dei Prestiti per il ripianamento dei debiti pregressi dell'Amministrazione. Il 6 gennaio del 1879 venne richiesto un altro prestito, per 100.000 lire sempre alla Cassa dei Depositi e dei Prestiti, finalizzato all'esecuzione di opere di pubblica utilità per dare occasioni di lavoro sia agli abitanti del centro cittadino che a quelli della campagna afflitti dalla disoccupazione.
Il prestito fu utilizzato per la costruzione del muro di cinta del Cimitero, per la riparazione della Via Garibaldi danneggiata in più parti da alcuni cantieri e per la realizzazione di una nuova strada di collegamento tra Via Garibaldi e il Piazzale delle Grazie (l'attuale Via Aonio Paleario) in previsione della collocazione della futura sede del Distretto militare nella struttura dell'ex convento delle Grazie. Con parte di quei fondi furono eseguiti anche i lavori per la costruzione di marciapiedi nelle strade del Borgo San Martino, per sistemare con selci neri tutta la Via Garibaldi, per realizzare una strada tra il Casino Ricci e Selva dei Muli e, infine, per riparare la strada detta di Ceccano.