Ciociaria Oggi intervista il frusinate Leo Mastropierro, un passato non del tutto sopito come disk jockey, promotore artistico e profondo conoscitore delle nuove tendenze musicali. Con le note e i dischi a scandire tutta la sua esistenza.
Quando ha incontrato la musica?
«A casa dei miei genitori si è sempre ascoltata musica, sia classica che leggera. I primi "45 giri" li acquistai da bambino da "Bechelli", un negozio di elettrodomestici vicino casa a Frosinone. Ricordo che organizzavo delle feste a casa già alla fine delle scuole elementari e la mia timidezza mi teneva più dietro al giradischi che in pista con gli amichetti. Erano i tempi della discomusic ma anche dei "lenti", tre minuti di melensa musica in cui tentare un timido approccio alla compagna di ballo…».
Che cos'è per lei la musica?
«La musica è stata ed è la mia più grande passione. Ho sempre amato ascoltare musica di diverso genere e acquistare dischi per scoprire nuovi artisti e sonorità inedite e particolari al di fuori della musica commerciale. Quando vivevo a Frosinone spesso prendevo il treno il sabato, nel primo pomeriggio, per andare ad acquistare i dischi a Roma da "Millerecords", un famoso negozio vicino la stazione Termini, per poi tornare a casa in serata carico di novità introvabili. Mio padre, che mi conosce bene, dice che di lavoro faccio il dj mentre per hobby sono impiegato...».
Ci dice qualcosa del suo impegno musicale in Ciociaria? «Le prime esperienze in ambito musicale le ho fatte a Frosinone all'inizio degli anni 80 creando con alcuni amici "Start!", una rivista amatoriale ("fanzine", il termine usato da Leo, ndr) utilizzando la fotocopiatrice di mio padre, la macchina da scrivere, ritagli di giornale e trasferibili. Dopo qualche esperienza come organizzatore di eventi, ho lavorato come speaker per alcune emittenti locali come Sirio FM e Radio Dimensione Isola e, verso la fine degli anni 80, ho cantato nei "Lovers in dust", gruppo fondato con alcuni amici che proponeva musica rock influenzata dalle sonorità dell'epoca. La mia attività come dj, che resta ancora la principale in ambito musicale, è iniziata nei primi anni 90 a Frosinone, al "Cafè Bizare". Fu un grande successo, tutti i venerdì il locale si riempiva e la pista era sempre piena. Si respirava un'atmosfera allegra e frizzante. Nacque così il primo disco bar di Frosinone. In quegli anni, oltre a laurearmi in economia e commercio con una tesi sull'industria discografica, ho collaborato con "Musicheria", un negozio di dischi di Frosinone per il quale curavo il servizio novità di importazione e redigevo un periodico legato appunto a questo tipo di proposte».
Poi Roma…
«Alla fine degli anni 90 fui notato e chiamato dal "Bluecheese", un locale di Roma in cui si faceva sperimentazione musicale e si radunavano anche duemila giovani a ballare. Proponevo il "drum'n'bass", musica a ritmo sostenuto, caratterizzata dalla presenza di breakbeat (ritmi sincopati e variegati, ndr) e dal basso molto coinvolgente: lo scopo era di far sentire a coloro che ballavano le vibrazioni all'interno del proprio corpo.
Finita l'esperienza con il Bluecheese, ho riabbracciato il soul, musica afroamericana sviluppata negli anni 60 e 70, proponendolo con dischi in vinile a 45 giri originali dell'epoca. Il 31 maggio del 2008, alla Galleria dei Serpenti di Roma, ho organizzato insieme a due miei amici dj "Roma soul city", il primo "all nighter" nella capitale, sessioni di musica soul, selezionata da più dj, che durano tutta la notte: è stato un evento memorabile, con gente proveniente, oltre che da Roma, da ogni parte d'Italia e dall'estero, senza distinzione di età, razza, sesso, classe sociale. Forse è proprio questo l'aspetto più interessante, a mio avviso, il sentirsi comunque uniti da una passione pur con le proprie diversità. A tal proposito il prossimo 14 maggio si terrà al "Pinispettinati" della capitale il prossimo "Roma soul city"».
Qual è la sua musica preferita?
«Attualmente la mia musica preferita, oltre al soul, è in generale la musica black, sia essa il funk, il jazz, la disco music. Amo molto anche la bossanova brasiliana. Con il tempo ho invece abbandonato la musica rock che mi appassionava ai tempi del liceo».
Anima ancora eventi ciociari?
«Dal 2018 organizzo la programmazione artistica settimanale del "Terra Madrea", un bistrot di Frosinone, sia per quanto riguarda i dj set che i concerti live con artisti italiani e stranieri. Oltre a essere molto stimolante, è anche un modo per mantenere il contatto con Frosinone, la città dove sono nato e ho vissuto fino ai tempi dell'università e alla quale sono molto legato».
Ha qualche progetto che desidererebbe realizzare?
«Mi piacerebbe ricreare quell'ambiente musicale fertile che caratterizzava Frosinone negli anni della mia gioventù, coinvolgendo maggiormente gli adolescenti nella ricerca musicale. E poi, perché no, riunirci a migliaia per ballare e festeggiare la fine dei mali che affliggono ultimamente la nostra società…».