Non è facile sommare le proprie passioni per moltiplicarne gli effetti ma, navigando su Facebook, mi sono imbattuto in un simpaticissimo arpinate che è riuscito a conciliare la musica con la bicicletta e con l'amore per la sua terra. Claudio Raponi è autore di diversi reportage sulla Ciociaria e uno di questi, pubblicato sui social media, mi ha particolarmente colpito.

Claudio, perché questa passione?
«Il lavoro quotidiano in fabbrica (nella Klopman, azienda frusinate del tessile, ndr) sviluppa il desiderio di stare all'aria aperta e disponendo delle bellezze naturali, artistiche e storiche ciociare, come rinunciare a goderne nei momenti liberi? In più, la frequentazione di un gruppo su Facebook, "Vivi Ciociaria", mi offre l'occasione di condividere con tanti concittadini i miei piaceri».

I suoi "post", oltre a descrivere i luoghi visitati ed essere corredati da significative foto e richiami musicali, fanno sempre riferimento a un particolare mezzo di trasporto…
«Sì, per raggiungere i luoghi scelti mi piace utilizzare la bicicletta, cosa che non solo mi fa risparmiare sulla benzina (di questi tempi poi… ndr) ma mi consente anche di mantenere una perfetta forma fisica!».

Ma veniamo all'argomento che mi ha indirizzato a lei: la presenza di "pietre sacre" in Ciociaria...
«La prima che ho trovato si trova a San Donato Valle di Comino e dovrebbe risalire al XIV secolo. È la cosiddetta "Pietra dello scandalo", la cui origine storica è da individuare nell'antica Roma, quando su una pietra posta in luogo pubblico dovevano sedersi coloro che non riuscivano a onorare i propri debiti. I malcapitati, spesso denudati, diventavano oggetto di scherno, di insulti e di scappellotti. Finito il pubblico ludibrio, i debiti venivano considerati saldati ma il disgraziato non avrebbe goduto più di alcun credito, avendo perso il proprio onore. Davanti a questa pietra si narra abbia predicato San Bernardino da Siena (1380 – 1444), scagliando le sue invettive contro i vizi del tempo».

Poi ad Alvito…
«Sì, ad Alvito troviamo la "Pietra del perdono", monumento legato anch'esso alla storia di San Bernardino da Siena. Il santo, brillante teologo francescano, girovagava per l'Italia affermando l'eticità dell'economia se rispettosa dei valori cristiani. In questi ultimi non rientrava, evidentemente, l'usura e quando nel 1443 nel corso di una sua predica ad Alvito lo fece presente al folto pubblico radunatosi per l'occasione, fu preso a sassate e dovette rifugiarsi nella vicina Vicalvi, di cui divenne poi patrono. Tradizione vuole che le sassate alvitane fossero la risposta a quello che era sembrato agli astanti un anatema, più che un sano insegnamento religioso. Per rimediare a questa specie di "maledizione", ma più che altro per esaltare il valore del perdono, don Alberto Mariani, parroco della chiesa di San Simone ad Alvito, ha ideato un ampio programma primaverile di preghiere e processioni nel 2013».

Arriviamo così a Ceprano…
«Nel 627 Ceprano fu colpito dalla peste e Sant'Arduino, di ritorno dal pellegrinaggio in Terra Santa, si fermò a soccorrere i cittadini. L'epidemia provocò tanti morti, data l'alta contagiosità, e il prete inglese si operò tantissimo per alleviare le pene degli ammalati. Purtroppo contrasse la peste anche lui e morì nello stesso anno. In base a una credenza popolare, pare che il santo, appena arrivato in città, si sia riposato dalle fatiche del pellegrinaggio sedendosi su una pietra cilindrica sulla quale è stato realizzato nel 1600 circa il "Portone di Sant'Arduino", un arco a tutto sesto in muratura di pietra calcare ancora svettante».

Per concludere l'exursus ci sarebbe una pietra della sua città…
«La "Pietra della Cunnerella" di Arpino. L'agiografia, con un pizzico di leggenda, narra di Lucia, una bambina siciliana, che ai tempi del paganesimo decide di convertirsi al Cristianesimo e dedicare la sua vita al Signore, rifiutando il matrimonio combinato dai genitori. Per tale motivo la giovane viene perseguitata e crudelmente uccisa dalla famiglia stessa, dopo averle strappato i bulbi oculari. Alla bambina, venerata come santa protettrice della vista dalla Chiesa cattolica che ne onora la memoria il 13 dicembre, è dedicata una passeggiata ad Arpino, il "Cammino di Santa Lucia". I fedeli possono ripercorrere i sentieri che, mitologicamente, la venerata traversò il giorno dopo aver fatto visita alla cappella del Santo Spirito in località Treppanico, una frazione di Arpino, per poi fuggire nella zona delle "Vite re", inseguita dal diavolo che voleva possederla. Il destino volle che Lucia scivolasse su una roccia che la abbracciò dolcemente senza che si facesse del male e che, ricoprendola con dei lembi di roccia, la nascondesse alla vista del satanasso. Il masso, chiamato in dialetto "cunnerella", cioè piccola culla, conserva ancora il calco della santa e le malefiche impronte diaboliche».

Claudio mi saluta, non senza assicurarmi che cercherà altre pietre sacre in Ciociaria. E chi è diffidente… cerchi la prima pietra!