"E' permesso?" E' il titolo della nuova commedia di Flavio Venditti, in libreria da qualche giorno. Per vocazione e per  di letto, l'autore, classe 1950, nato a Fontana Liri, eclettico narratore, dopo aver dato alle stampe romanzi, sceneggiature e testi letterari, è rimasto ammaliato dalla recitazione. Poeta e pittore (a tempo perso) si è cimentato (con successo) anche in un musical, firmando dialoghi e canzoni originali. Più volte vincitore di premi letterari, Venditti è un artista istintivo, un vero vulcano di idee, soprattutto un brillante romanziere. Da ricordare le commedie "Certe paure", "Stasera parliamo di lei", "Quelle colpe dei figli", "Una bellissima idea", "Forse mi sposo" e "Le donne (non) sognano". Nel 2012 ha fondato la compagnia teatrale "Matti per caso" di cui è l'autore, regista e attore. Al suo all'attivo oltre cento rappresentazioni teatrali, con protagonisti tutti interpreti dilettanti. Con un passato di docente di lingue, Flavio Venditti ha curato l'aspetto nobile della letteratura, colpito dal sacro fuoco della declamazione. E' davvero difficile annotare un'attività artistica così€ multiforme e variegata. Non da meno sono sufficienti gli aggettivi per rappresentare le doti artistiche di Venditti che, tra le molteplici forme di spettacolo, pone, in cima ai pensieri, l'amore per il teatro. Un sentimento nato, molto probabilmente, per la frequenza degli studi classici. Tra il sentimento per la cultura, quindi, un posto di rilievo lo occupa la magia della recitazione. 

E sul tema specifico il saggio introspettivo dell' autore: «In verità il teatro non attrae, non affascina milioni di persone come fa il cinema e la Tv. Il teatro è visto come un parente povero, quando invece ne è il Padre. E i figli, è noto, alcuni vengono su bene, altri un po' meno. Dell'importanza del teatro e delle virtù terapeutiche credo sia stato detto tutto. Mi limito ad aggiungere alcune considerazioni minori, ma che tali non sono affatto, sugli effetti benefici del teatro, sia sullo spettatore, sia sull'attore (ove il potenziale terapeutico del teatro offre il meglio di sé). Immedesimandosi nei personaggi, si ha la possibilità di vivere, di esplorare emozioni, esperienze che altrimenti, nella realtà sarebbero precluse per mancanza di coraggio, oppure di occasioni. La vita da teatrante, l'appuntamento settimanale delle prove, le immancabili serate conviviali, i momenti di condivisione con gli altri del proprio vissuto, dei ricordi, del cazzeggiare, perché no? l'entusiasmo, l'attesa dello spettacolo, il fascino del palcoscenico, la seduzione dell'applauso, hanno un potere qua si magico: riescono a svuotare la te sta dai pensieri negativi e ad accendere una candelina nel buio pesto della solitudine. Quando si parla di salute, tutti lo sentono come un problema fisico, il dolore, il male che riguarda il corpo, in realtà quella più importante è la salute psichica, la salute dell'anima. 

Eppure in pochi sembrano preoccuparsene. Ecco, il teatro, a mio modesto giudizio, è una medicina che cura l'anima. Fortunatamente qualcosa si muove nel mondo della recitazione, in uno specifico settore: fare teatro con gli over 60. In molte città italiane sono nati e si sviluppano progetti tesi a coinvolgere le persone adulte. Sono, infatti, in via di sperimentazione, a Torino l'associazione Maigret & Maigritte, a Milano la piccola accademia di Cascina biblioteca, a Roma il teatro San Paolo con gli "Inossidabili", le RSA Korian a Firenze».  Nonostante tutto, insomma, il teatro resta pur sempre una stupenda forma di arte dialettica. E Flavio Venditti ne è un predecessore, folle mente innamorato.