Romana, classe 1982, Valentina Vannicola è una fotografa, regista, costumista e scenografa. La sua intera pratica artistica è riconducibile al genere della staged photography, la tendenza della fotografia contemporanea a presentare come reali scene costruite secondo le dinamiche proprie della cinematografia.
Le sue immagini sono il risultato di un complesso e rigoroso lavoro di regia di cui l'artista segue minuziosamente tutti gli aspetti: dai costumi alle scenografie, dalla scelta delle location fino alle pose dei personaggi. Protagonisti delle sue fotografie sono attori non professionisti che vengono coinvolti nei territori dove sceglie o è chiamata ad operare.

Spesso i suoi lavori si sono ispirati ad opere letterarie e racconti rimessi in scena in meticolosi "tableaux vivant" ai quali arriva maturando una serie di passaggi: l'analisi del testo, la scelta degli episodi salienti o più rappresentativi e rappresentabili, la creazione di bozzetti preparatori, la stesura di uno story board, la scelta delle location, il lavoro di collaborazione con gli abitanti del territorio, il recupero degli abiti e dei materiali di scena. Il linguaggio filmico è intrinseco nelle opere di Valentina Vannicola, laureatasi con una tesi in Filmologia all'università Sapienza di Roma prima di intraprendere una formazione fotografica.

La sua familiarità con la struttura cinematografica le consente di creare delle scenografie entro cui far muovere i protagonisti delle sue narrazioni.
Tra il 2008 e il 2009 inizia la sua produzione con la traduzione visiva de "Alice nel paese delle meraviglie" di Lewis Carroll, del "Don Chisciotte della Mancia" di Miguel de Cervantes e "La principessa sul pisello" di Hans Christian Andersen di cui presenta una trasposizione fotografica ambientata tra le campagne dove è cresciuta, avvalendosi della collaborazione delle persone del luogo.

Nel 2011 realizza "L'Inferno di Dante", trasposizione visiva della prima Cantica della Divina Commedia che si compone di 15 fotografie stampate in grande formato (60x90 cm) più un bozzetto preparatorio (150x180 cm).
Come per le opere precedenti, tutte le immagini sono state scattate nei luoghi che circondano il paese natale dell'artista, Tolfa, nella Maremma laziale a nord di Roma. Anche in questo caso Valentina Vannicola si avvale della partecipazione dei suoi familiari e della comunità locale che trasformano il progetto in un'opera corale.

In occasione di Hdueo, XXXIII Biennale d'Arte di Alatri, presenta una selezione di cinque opere tratte dalla serie "Riviere", progetto realizzato durante una residenza d'arti sta sulla riviera romagnola nel 2014, in occasione di una committenza ricevuta dal Bellaria Film Festival. Il lavoro è la ricostruzione della storia di un'isola e dei suoi abitanti. Prendendo spunto da un curioso e immaginato avvistamento di suo nonno Aquilino, Valentina Vannicola ricostruisce un luogo possibile teso tra realtà e finzione.

La storia narra che una mattina del settembre del 1991, i nonni paterni della fotografa presero parte ad una gita in barca a largo delle coste di Rimini. Quel giorno, erano diretti nel punto dove ventidue anni prima era stata bombardata dallo Stato Italiano: l'Isola delle Rose, una piattaforma in mezzo al mare progettata e dichiarata indipendente da un ingegnere bolognese.
Mentre sono in mare aperto, Aquilino avvista qualcosa a largo, convinto che si tratti di un isolotto, lo comunica agli uomini di bordo che negano la possibilità che ve ne sia alcuno.

L'uomo però rimarrà sempre fermo nella sua convinzione, così, la storia dell'avvistamento e la collegata questione dell'Isola delle Rose divengono la sua piccola ossessione. "Riviere" è un omaggio a questa ossessione. I lavoro di Valentina Vannicola sono stati esposti in diverse gallerie e Festival tra cui: MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma; CCJF di Rio De Janeiro; l'Istituto Italiano di Cultura di La Valletta, Festival Circulation(s), Parigi; l'Istituto Italiano di Cultura ed il Festival Head On di Sydney; Istituto Italiano di Cultura di Melbourne; Gallery Central di Perth, Australia; La Triennale di Milano; Palazzo Ducale di Genova; Espace André Malraux Herblay, Francia; Arte Fiera Bologna; Vienna Fair; Bassano Fotografia; Il Bellaria Film Festival; Galleria Al Blu di Prussia, Napoli; Galleria Wuderkammern, Roma; Fotografia Festival, Museo MACRO, Roma. Nel 2021 L'Inferno di Dante è entrato nelle Collezioni di Fotografia del Museo MAXXI.