Ciociaria Oggi incontra Giorgio Capaci, ferentinate doc, un professionista che non ama stare davanti alla telecamera ma che sa come ottenere un prodotto efficiente per coloro che sene servono. Tra i suoi più affezionati e illustri "clienti" troviamo, in particolare, Piero e Alberto Angela, storici divulgatori televisivi della RAI.

In che cosa consiste il suo lavoro?
«Sono un regista di effetti visivi digitali e per fare ciò sono alla guida di un team di creativi formato da illustratori, modellatori 3D, animatori e compositors.
Questi termini non devono confonderci perché la molla che ci spinge a ottenere prodotti sempre più efficienti è la passione, dal momento che la tecnica, da sola, non arriva certo al cuore delle persone...».

E la sua qualifica di "art director"?
«Ecco, approfitto di questa sua osservazione per puntualizzare che il gruppo dei miei collaboratori lavora nella più ampia libertà per quanto riguarda i tempi e fruisce, soprattutto in seguito alla recente pandemia, di ampie possibilità di telelavoro. Il mio compito principale è proprio quello di coordinare questa pluralità di anime, di competenze e di professionalità».

Quali studi ha compiuto per diventare grafico?
«Ho iniziato ad appassionarmi alla materia a quattordici anni. Poi ho studiato programmazione ematematica alla Sapienza di Roma, dove ho seguito, successivamente alla laurea, un corso di grafica e progettazione multimediale. Durante il percorso universitario ho frequentato anche gli studi di Cinecittà, frequentando un master in effetti visivi, dove ho toccato con mano la realtà cinematografica, ben diversa sia da quella digitale che da quella… ef fettiva!».

A che cosa servono gli effetti visivi e qual è la loro differenza dalla realtà virtuale?
«Con gli effetti visivi modifichiamo, aggiungiamo o ricreiamo animazioni che modificano la realtà, impossibili da realizzare sul set o che sono troppo costosi per la produzione. Gli effetti visivi in questo caso diventano parte integrante del racconto. La realtà virtuale è invece una ricostruzione il più possibile realistica di un ambiente impossibile da filmare per motivi storici, geografici o scientifici».

Quali sono gli aspetti più interessanti della collaborazione con la famiglia Angela?
«Dal 2016 sono entrato a far parte della famiglia Angela come responsabile degli effetti visivi digitali. Ci siamo conosciuti direttamente sul set, io ero un collaboratore esterno, e da lì è scattata un'intesa professionale che ci ha legato sempre di più negli anni. Ho partecipato a trasmissioni, targate RAI, come "Stanotte a…", "Meraviglie" e "Ulisse". Quando lavoro insieme a Piero e Alberto, la realtà diventa più affascinante. Quel luogo, quel monumento, quella natura oggetto delle loro presentazioni, diventano un prodottoa elevato contenuto culturale, descritti a 360 gradi con un eloquio comprensibile a tutto il pubblico. Le loro capacità divulgative sono un patrimonio con il quale la tv pubblica entra brillantemente nelle case degli spettatori.
Spesso capita che i loro racconti non si limitino alle riprese televisive e magari si resti ad ascoltarli ben oltre, a telecamere spente. Quante volte mi sono ritrovato, a notte fonda, a sbocconcellare un panino mentre Piero e Alberto si alternavano in arguti aneddoti riguardanti quella particolare colonna romana…».

Qual è il futuro degli effetti visivi?
«Il progresso tecnologico, guidato dall'ac cresciuta esperienza umana e professionale, farà sì che l'occhio dello spettatore non riuscirà più a distinguere il vero dal virtuale, realizzando così una grande rivoluzione, dove la creatività prenderà la prima posizione nelle scelte della produzione».

C'è differenza tra lavorare per un ente pubblico e per un committente privato?
«La differenza principale è il fine del tuo lavoro: nel caso della RAI, esempio di servizio pubblico, l'obiettivo principale è la chiarezza e la semplicità espositiva.
Lavorare per un privato, invece, ti fa osservare il prodotto con gli occhi del cliente, che vuole il massimo della resa (dell'effetto ndr) al minimo costo».

Quanto sei legato alla Ciociaria?
«Tantissimo. Basti pensare che la sede della nuova startup, "Invisible Cities", è situata a Ferentino. Il progetto, unico al mondo e di cui deteniamo il brevetto, è la realizzazione del "VRBus", un pullman geolocalizzato nel quale mostrare ai passeggeri i reperti storico archeologici con la tecnica della realtà virtuale (3D) e della realtà aumentata (in concreto, la sovrapposizione del 3D alla realtà effettiva ndr). E realizzare un video per Ferentino è stata la prima esperienza di lavoro nel mio territorio, della qualeconservo ricordi meravigliosi. Il pubblico ne ha apprezzato molto le immagini e si è identificato nel racconto, avvertendo l'orgoglio di essere ferentinate. La comunicazione visiva ha realizzato, così, un piccolo miracolo nel cuore dei miei concittadini per farli sentire parte di un progetto importante».