Dante Alighieri e il Cassinate: un legame che pochi conoscono. E che il ricercatore storico Benedetto Di Mambro ha posto in evidenza in occasione del settecentesimo anniversario della sua morte avvenuta a settembre del 1321 a Ravenna. Un legame che, come suggeriscono gli approfondimenti di Di Mambro, potrebbe diventare oggetto di approfondimento da parte degli studenti del territorio. Un po' come già è avvenuto per altri "filoni" di ricerca storica cavalcati nel tempo, sempre con lo sguardo al Cassinate e alla sua grandezza.

«Tutti sappiamo della sua "Divina Commedia" ma poco o nulla ci si è soffermati sinora sul legame di diversi Canti del poema con la Ciociaria e in particolare con il Cassinate. Sorvolo su Monte Cacume, presso Patrica, non chiara l'interpretazione, ma sono ben chiari e noti i riferimenti a Ceprano e al fiume Liri, che Dante chiama Verde, per il giuramento di fedeltà di Manfredi di Svevia a papa Innocenzo IV lì avvenuto e Anagni per i famoso "schiaffo" di Sciarra Colonna a papa Bonifacio VIII. Dante Alighieri aveva visitato queste terre in occasione di due viaggi a Napoli e ben le conosce dalle cronache del suo tempo e dalla lettura dei "Dialoghi" di Gregorio Magno e della "Lectura super apocalycsim" del monaco francescano Pietro Giovanni Olivi, suo contemporaneo e che nel 1296 descrive la decadenza morale dei monaci in quegli anni».

Dante iniziò a scrivere il suo poema nel 1304, sei anni dopo la descrizioni di Olivi, continua Di Mambro nella sua analisi. Il Sommo Poeta «ben localizza il monastero benedettino scrivendo "quel monte a cui Cassino è nella costa" spiega ancora Di Mambro Dante ripete le parole di Gregorio Magno nei suoi Dialoghi: "Castrum namque, quod Casinum dicitur, in excelsis montis latere situs est" e cioè "la città che è chiamata Casinum è situata su un lato dell'alto monte". L'accenno al fiume Liri ritorna poi sempre con Manfredi di Svevia che parla della sua morte nella battaglia di Benevento nel 1266 contro gli Angioini e delle sue spoglie che il vescovo di Cosenza Bartolomeo Pignatelli non volle sepolte nel Regno di Napoli e che anzi ordinò che quelle ossa fossero sparse al di là del Liri: "Or le bagna la pioggia e move il vento di fuor dal regno quasi lungo ‘l Verde". Verosimilmente continua il ricercatore data la più vicina distanza da Benevento, nell'area del Cassinate solcata dal fiume Liri-Garigliano».