Mara Carfagna è da più parti indicata come erede di Silvio Berlusconi. Lei si schernisce e nell'intervista esclusiva al settimanale Oggi, racconta di quanto ce l'abbia messa tutta, ma proprio tutta, per far dimenticare di essere "il ministro più bello del mondo". E non solo…

In Campania l'hanno ribattezzata "la zarina". Potenza del passaparola, il soprannome è arrivato fino a Roma. Temuta e ascoltata, ex "bella-elegante-glamour ma chissà quanto vale", Mara Carfagna ci tiene molto a dare un'immagine di sé più vicina possibile al ruolo che ricopre. «La prima diva della politica», per usare le parole di Enrico Lucherini, il mitico press agent delle star del cinema, è vicepresidente della Camera in quota Forza Italia.

Disse di lei Dario Franceschini: «Parla a braccio, dice cose approfondite». Oggi - annota oggi.it - quella stessa opposizione di centrosinistra la ringrazia per aver rimbrottato Matteo Salvini in aula: «Le sembrerà strano, ma le regole valgono anche per lei, ministro». Presenze nei salotti mediatici: non pervenute.

Da star consumata (questa volta della politica) - scrive oggi.it - non si concede ai talk, non siede accanto a sovranisti arrabbiati o intellettuali polemici, non rilascia dichiarazioni "volanti" ai cronisti che presidiano Montecitorio. Unica concessione laica al "fu" pubblico televisivo, i like sui social network: su Instagram, Carfagna prende in giro le gaffe di Luigi Di Maio con il presidente cinese Xi, quando ha fatto la ministra sul serio. Secchiona, puntigliosa e precisina, assai appassionata, come nella campagna contro la violenza sulle donne che sta promuovendo in queste settimane. Di se stessa racconta a Oggi: «Conosco la fama di maestrina che mi precede, ma commetto errori e sono attraversata da dubbi e incertezze».

«Faccio politica e mi sono data delle regole, come quella di non essere mai sovraesposta». Un ammonimento per se stessa che sta seguendo alla lettera e che le sta valendo apprezzamenti da più parti e in modo "stranamente" bipartisan. Una vera rarità in un mondo, specie quello politico, dove vige la legge del "tutti contro tutti".