Domani alle 18 nella villa comunale di Frosinone si terrà l'inaugurazione della mostra personale di Maria Mansueto "Il grido della Terra". Resterà aperta fino al 30 settembre dalle 10 alle 13 e nel pomeriggio dalle 15.30 alle 19.30.
«Il grido della Terra è un grido di dolore, di rimprovero, è una richiesta d'aiuto e impegno che interpella ciascuno e, da ciascuno, attende la risposta: "l care", "Mi prendo cura" - spiega l'artista Mansueto. Il grido della Terra è soprattutto un grido d'amore. Grida la drammaticità dell'oggi, la disperazione dei poveri, dei profughi, la violenza dilagante, la liquidità che non trova argini alla nostra nuova e antica assurda follia distruttiva. Nonostante lo scempio di cui siamo artefici, la Terra continua a gridare la sua sapienza, la sua fedeltà, la sua sacralità, la sua benedizione. Rinnova la sua promessa di vita, di futuro; ci sorprende e benedice con frutti copiosi ad ogni stagione mentre, con la bellezza e l'armonia dell'Universo, ci colma di energia vitale, ci rigenera e dona futuro».

Maria Mansueto, che vive e lavora a Siena, fin da subito ha mostrato interesse per la pittura che, come autodidatta, ha coltivato parallelamente alla sua attività educativa, portandola a dialogare, progressivamente, con nuovi e diversi linguaggi artistici (pittura, poesia e teatro). Laureata in pedagogia si è dedicata all'insegnamento di cui i contributi sono presenti in diverse pubblicazioni. «Il linguaggio dell'Universo è un linguaggio d'amore e "I care", "Mi prendo cura" è la risposta, l'impegno che si attende - prosegue Mansueto. E, molte volte, è un grido muto che chiede aiuto e implora sostenibilità ambientale, uso intelligente delle risorse, una radicale conversione ecologica. Grida l'urgenza di un ritmo di vita più lento, più a misura d'uomo, nuove umane relazioni. Pace per l'umanità intera. È un grido che interpella tutti, ciascuno per il molto o per il poco che può. È un tema forte, scottante ed esige una sperimentazione di tecniche diverse capaci di accogliere ed esprimere l'urlo dilagante o anche sordo che ci arriva. L'arte deve incarnarsi, sempre. Deve mettersi in ascolto, fare suo questo grido, amplificarlo e veicolarlo con gli strumenti e i mezzi che le sono propri per arrivare al cuore. E questa mostra è appena l'inizio di una riflessione su queste problematiche, di un percorso che, sono certa, mi terrà impegnata per lungo tempo».