Proprio nella settimana in cui ricorre la “Giornata della Memoria”, si è svolto il primo appuntamento con “I giovedì dell'Accademia”, iniziativa organizzata dall'Accademia delle Belle Arti, giunta alla sua quinta edizione e che intavola una serie di incontri con le voci piú rappresentative della cultura e dell'arte.

Primo ospite della kermesse Walter Veltroni, rappresentante delle istituzioni portavoce di formazione e informazione al servizio dei giovani, da sempre creativamente impegnato nell'amor per la cultura coniugato alla politica, esempio intellettuale e documentarista invitato per l'occasione a presentare la sua recente fatica televisiva “Gli occhi cambiano”, serie di documentari prodotta da Rai Cultura e trasmessa su Rai 1 che indaga il tema della memoria componendo un collage di stralci di spettacolo e reportage reperiti negli archivi Rai, che ripercorre in sei puntate la storia del nostro Paese, e non solo.

Con uno sguardo volto al passato e uno al futuro verso il quale indirizza la divulgazione del nostro radicato valore, Walter Veltroni conferma il proprio impegno culturale realizzando una raccolta di perle della nostra televisione, interviste esclusive e reperti di cronaca conservati nei magazzini Rai dal 1954, anno di nascita della televisione italiana. Chagall, Walt Disney, Fellini, Miró: l'ex primo cittadino di Roma racconta la sua ossessione per la conoscenza del tempo, quindi per la memoria.

«Cura miracolosa all’attuale Alzheimer di massa, morbo della rimozione della coscienza collettiva» la memoria ci apre gli occhi e ce li cambia, ci invita a riflettere l’autore, «a patto di non relegarla al mondo virtuale, senza la quale l'informatica sarebbe un cumulo di ferri vecchi, e così noi» ha detto Veltroni. In questa realtà di infinito presente senza spessore, sospeso tra l'inconsapevolezza del passato e la paura del futuro, l’esperienza si consacra come maestra, «antibiotico alla bulimia d’informazione che esaurisce in 24 ore, notizie che si sostituiscono e confondono, senza mai razionalizzare la nostra opinione».

Elementi storici della coscienza collettiva tendono a sparire annebbiati dal bombardamento mediatico e dalla schiavitù alla teatralità ultra-accessibile del“non sempre vero”, per cui storie inventate di rimbalzo si autocertificano originando credo fasulli pericolosi come l'ideologia antisemita. Solo la memoria regola l'evoluzione della società, monitora la gestione del tempo, rallenta la frenesia. Sapere e arrivare i due moti verbali che orientano la nostra condotta, avvinta allo smartphone che sostituisce autonomamente l'indicativo “sa” in “sto arrivando!”, ci invita a riflettere Veltroni.

Solo nell’approfondimento sta la comprensione, nella critica la capacità di governare il progresso, nella ricerca la salvaguardia della memoria altrimenti destinata all'oblio. E quanto alla nostalgia, si parli di storia e mai di rimpianto di un passato che è sempre peggiore del nostro presente, se il presente viaggia nella giusta direzione. Illuminante spunto di riflessione sulla fenomenologia del ricordo e sul ruolo della televisione nella definizione dei valori paradigmatici del nostro patrimonio storico, l'incontro ha catturato l'attenzione di tutta la sala, contribuendo a rinvigorire gli ideali di onestà culturale, in armonia tra etica e massa, e la sostanziale distinzione tra qualità e quantità, spesso approssimate da un sistema mediatico basato sull'ascolto in cui l'intrattenimento penalizza l’apprendimento. È la memoria che trasmette la spinta alla conquista del tempo. L’Accademia promuove la spinta di una comunità che “sa”.