Quando lo vedi seduto su quella sedia che risponde alle domande con garbo, gentilezza e un filo d'ironia, ti lascia senza parole. La semplicità con cui si pone e parla è distante anni luce dai risultati da star ottenuti nel corso di questi anni: 68 dischi di platino, 1,8 miliardi di stream, 9 tour live, culminati con il successo degli stadi della scorsa estate e del tour nei palazzetti tutto sold out. Eppure Marco Mengoni non si pone mai come una star, ma con tutta l'umiltà di un ragazzo che è riuscito a realizzare il suo sogno. Quest'anno, a distanza di dieci anni esatti dalla sua vittoria, ha deciso di tornare in gara al Festival di Sanremo con il brano "Due vite".
Una canzone che parla di rapporti, mettendo al centro la relazione più intima, quella con se stessi, che si costruisce grazie alle diverse esperienze e vite che attraversiamo nel corso della nostra esistenza. Un racconto molto serrato con due livelli di lettura: un racconto onirico, ricco di immagini e figure legate all'inconscio che si mischia a scene e dettagli molto realistici, autobiografici. Un invito ad affrontare la vita con onestà, senza rimpianti e senza pensare a cosa dovremmo o vorremmo essere, ad accettare anche gli errori come momenti di crescita. Questo brano rappresenta una riflessione sulla necessità di affrontare la vita godendosi realmente ogni attimo, da quelli di noia anche solo apparente ai sentimenti più accesi, perché tutti sono parte della nostra esistenza. È un viaggio fatto di incontri che guardano sia dentro di noi che fuori, agli altri, e che racconta di come sia solo il nostro inconscio a custodire la reale verità del sentimento che stiamo vivendo.
Partiamo dal 2013 anno in cui hai vinto il Festival di Sanremo con l'Essenziale. Dieci anni fa immaginavi di raggiungere questi risultati?
«Assolutamente no, non mi aspettavo nulla di quello che è accaduto. Ogni volta che si parla di Sanremo ripenso a quel Festival ma, soprattutto, a un momento molto particolare che ho affrontato l'anno prima, nel 2012. È stato un anno strano perché stavano succedendo molte cose nella mia vita, stavo cercando di capire il percorso da intraprendere. Avevo messo anche in dubbio la possibilità che il mio futuro fosse ancora la musica e stavo pensando di tornare sui miei passi e proseguire l'università».
Cosa è successo dopo?
«Dopo è arrivato quel Festival. Ricordo che arrivammo solo io e Marta, non c'era nessuno accanto a noi, ma avevamo la voglia di dimostrare, ci facevamo forza a vicenda perché accanto a noi c'era la solitudine. Quel Sanremo arrivò come uno schiaffo in faccia per dirmi che potevo fare qualcosa. Poi è successo di tutto, con tante persone che, improvvisamente, dopo la seconda serata, iniziavano a credere a Mengoni, si avvicinavano. Da quel momento è partito un viaggio bello… (la voce si rompe dall'emozione, ndr)».
La canzone del 2013 si intitolava l'Essenziale. Cosa è essenziale oggi per Mengoni?
«Oggi l'essenziale è divertirsi, riflettere meno, e fare le cose che ci fanno stare bene».
Dopo dieci anni torni in gara a Sanremo. Perché?
«Perché c'è sempre la competizione con se stessi, la voglia di mettersi alla prova e tornare a salire su quel palcoscenico ed emozionarsi. In questi anni sono andato spesso ospite a Sanremo ed è bellissimo. Ma ci si sente sempre di passaggio. Nell'ultimo periodo il Festival è cresciuto molto e l'idea della competizione si è allontanata. È un meccanismo che esiste ma io non lo stento molto. Oggi sento più un'atmosfera di divertimento. Mi interessa portare questo pezzo che parla del percorso che sto facendo. Vivo la mia partecipazione come un divertimento, ovviamente c'è anche una piccola percentuale di me stesso che vive Sanremo con un po' di ansia. Ma sono contento e voglio divertirmi».
E cosa pensi del cast di Sanremo 2023?
«Sono molto contento di far parte di questo cast perché credo che sia il riflesso di quello che succede oggi nel mondo della musica. C'è un arcobaleno di colori differenti tra di loro ma che insieme porteranno uno spettacolo di intrattenimento che, sono sicuro, sarà top. Sono contento perché sono insieme ad artisti e colleghi con cui ho collaborato e con cui parlo spesso».
Parliamo del tuo pezzo, "Due vite".
«Una canzone che racconta molto di me in questo momento, è un viaggio intimo ma anche un invito a tutti noi ad accettare tutto quello che la vita ci offre, senza pensare a cosa dovrebbe o potrebbe essere. Tutto quello che viviamo ci serve per crescere, anche i momenti di noia ci insegnano molto e ci fanno evolvere. Come 10 anni fa porto a Sanremo un brano con una riflessione per me importante, e mi piace l'idea di condividerlo con il pubblico da un palco che tanto mi ha dato e che ha rappresentato un punto di svolta della mia carriera. Torno con più consapevolezza e con la voglia di godermi questa esperienza».
Questo pezzo sarà contenuto nel terzo disco della trilogia "Materia", cosa puoi anticiparci?
«È un disco che deve racchiudere molte cose, siamo al termine di una trilogia. "Due vite" inizia a raccontare questo terzo capitolo, uscirà sicuramente prima degli stadi».
Nella serata dei duetti canterai "Let it be" con il coro internazionale The Kingdom Choir. Perché questa scelta?
«Let it be è una di quelle canzoni che si fatica anche solo a definire canzone. È molto di più, sono parole senza tempo, un inno potente. Ho pensato Sanremo fosse il palco giusto per ricordarci cosa rappresenti. E sono onorato che The Kingdom Choir abbiano accettato di salire su questo palco al mio fianco per proporla insieme, con le loro incredibili voci e la forza del gospel. Sono felice di fare questo brano insieme a loro, anche perché poter sostenere un pezzo come questo da soli è praticamente impossibile. Abbiamo provato a mettere il pezzo nelle mie corde e quindi a riarrangiarlo su di me, insieme a loro».
Tante emozioni differenti, ma cosa ti emoziona?
«A volte a emozionarmi più di ogni altra cosa è la semplicità. Non ci sono molte cose che mi sconvolgono nella vita, questo perché, e ne sono felice, ho vissuto una vita piena di esperienze anche forti. Però le poche cose che non posso controllare e prevedere sono quelle che più mi segnano».
In questi dieci anni sei cambiato molto, fisicamente e personalmente. Come descriveresti questo cambiamento?
«In questi anni ho scoperto che oltre allo sfogo della musica posso avere anche quello dello sport che mi scarica molto. Io mi vedo sempre uguale, ma sono sicuramente cresciuto. Ci sono state delle esperienze che mi hanno fatto cambiare, ci sono delle vicissitudini della vita che mi hanno portato a vedere il mondo in maniera diversa. Credo che le esperienze mi abbiano fatto maturare ancora di più».