Red carpet, alta moda, eventi esclusivi tra registi internazionali e star da Oscar. Questa l'atmosfera che per otto giorni ha vissuto Mariangela De Riso, allieva dell'Accademia di Belle Arti di Frosinone, approdata al Cannes Film Festival lo scorso maggio. La sua partecipazione alla settantacinquesima edizione di uno degli eventi cinematografici più illustri nel panorama internazionale il frutto di un'audace iniziativa, proposta dalla docente di "Editoria per il Fashion e l'Entertainment" Federica Polidoro e supportata dal direttore dell'Accademia, Loredana Rea. Un progetto pensato per creare un ponte che colleghi il mondo accademico a quello del lavoro, perché gli allievi possano non solo mettere in pratica gli insegnamenti appresi, ma anche imparare sul campo. Obiettivo, questo, che si inserisce in una più ampia visione della formazione, che vuole essere altamente professionalizzante.
«In un contesto internazionale quale è quello dell'Accademia di Belle Arti di Frosinone – spiega la professoressa Polidoro – puntiamo molto sulla transizione tra formazione e mondo del lavoro, perché anche il livello di competizione in ambito professionale sarà internazionale. È per questo – continua – che i progetti ai quali lavorano gli studenti si basano sulla produzione di materiali pensati anche per essere mostrati a eventuali aziende interessate. Nell'ambito di progetti di questo tipo i ragazzi apprendono e sperimentano sul campo e hanno a che fare con le dinamiche reali del mondo del lavoro».
Quello a cui ha partecipato Mariangela era stato inizialmente pensato per il festival di Venezia, per poi, su spinta del direttore Rea, essere anticipato alle più vicine date di Cannes, e, nonostante il tempi più stretti, è certamente ben riuscito. La studentessa, dunque, ha preparato i bagagli, portando con sé due abiti presentati ad AltaRoma 2021, ed è partita alla volta di Cannes. Ci racconta la sua avventura.
In cosa consisteva il progetto che ti ha portato a Cannes?
«Per il nostro progetto il direttore ha voluto un collaudo immediato su Cannes, supportandoci nella risoluzione di tutte le questioni logistiche. L'Accademia di Belle Arti sarebbe stata accreditata e noi avremmo prodotto contenuti mediatici su social, sito e piattaforme connesse. L'idea originale, come scuola di Fashion, era portare gli abiti delle sfilate di Altaroma, tutte realizzate grazie al nostro docente, il designer Giuseppe Iaconis, sulla Croisette e in prossimità del red carpet. Un proposito piuttosto ambizioso. Ho portato con me due abiti: il primo completo, realizzato da Arianna Tang, mentre il secondo è una creazione che porta la mia firma e a cui sono particolarmente legata».
Come ti sei preparata a questa esperienza?
«L'Accademia di Belle Arti di Frosinone è la migliore decisione per cui potessi optare. Il fatto che abbiamo un corpo docenti d'eccellenza, che ci invidiano in tutta Italia, professionisti di alto livello con cui noi stiamo a contatto moltissime ore in classi relativamente contenute, con laboratori attrezzati al meglio, ci permette di essere competitivi con gli allievi delle più blasonate accademie statali e private. La grande apertura verso il mondo e l'eccellenza delle arti ha garantito a molti dei miei compagni diplomati di recente di essere immediatamente assorbiti da grandi realtà lavorative: l'obiettivo più importante per un'istituzione universitaria, ma anche il più difficile, come testimoniano le statistiche nazionali. Quando mi chiedi come mi sono preparata, ti rispondo che ho lavorato sodo. I miei docenti sono tutti professionisti e, dunque, quando si è presentata l'occasione di volare a Cannes, un sogno per me impossibile soltanto un mese fa, sapevo come pianificare il mio lavoro».
Quali compiti hai svolto?
«La mattina dovevo girare in cerca di personaggi e intervistare ragazzi e avventori per strada. Di pomeriggio mi preparavo per le dirette e per le riprese utili ai video finali. Detto così sembra molto divertente. Non posso negare che in parte lo sia, ma è anche molto impegnativo "stare sul pezzo"».
Ci sono stati momenti in cui hai avuto paura di non essere all'altezza?
«Chi si affaccia a questo mestiere, ma anche chi è professionista, nonostante l'apparente sicurezza, teme sempre l'insuccesso. Pensate a me, che sono stata catapultata in feste esclusive e ho brindato dall'oggi al domani con Tony Servillo, Margherita Buy, Alessandro Borghi e Luca Marinelli. Prenderci gusto è facile, ma sopravvivere nell'ambiente è molto più complicato. La professoressa Polidoro mi ha offerto grande supporto per affrontare le situazioni di tensione che si sono presentate e comunque è stata lei a permettermi l'ingresso in feste e party su invito. Mi sento privilegiata ad aver avuto questa possibilità.
Anche perché confrontandomi con altri studenti internazionali che arrivavano dalle scuole più esclusive degli Stati Uniti, dell'Inghilterra e del resto del mondo mi sono resa conto che spesso neppure loro avevano accesso ai luoghi dove io entravo. Ho avuto anche crisi di nervi, ma quelle sono sistematiche, mi hanno confermato un po'tutti. Stephanie Zacharek, critica cinematografica del "Time" ha twittato durante l'evento: "Si dice che a un certo punto di ogni festival piangerai. Questo si verifica ogni dannato anno". E se lo dice lei, pensate che non sia stato vero anche per me?».
Cosa ti ha lasciato Cannes?
«La voglia di tornarci, con più consapevolezza, strumenti più sofisticati e una squadra più nutrita. La voglia di affermarmi e la soddisfazione di aver scelto un percorso di studi e un'Accademia che mi hanno permesso di vivere questa esperienza».