Ci ha lasciato il primo giorno di ottobre il Maestro Stelvio Cipriani (era nato a Roma il 20 agosto del 1937) nella casa di cura in cui era ricoverato dallo scorso dicembre, quando era stato colpito da un'ischemia. Compositore di colonne sonore cinematografiche (si diploma in pianoforte e composizione musicale presso il "Conservatorio Santa Cecilia"), Cipriani arriva al successo negli anni '70, dove raggiunge la popolarità con titoli come "Anonimo veneziano" diretto da Enrico Maria Salerno (al suo primo film dietro la macchina da presa) con Florinda Bolkan e Tony Musantee "La polizia ringrazia", per la regia di Steno. Per le musiche di "Anonimo veneziano" (pellicola che alla sua uscita riscosse un enorme successo) si aggiudica, tra l'altro, il Nastro d'argento. Vogliamo ricordare l'artista e l'uomo, con le parole che il compositore cinematografico e direttore d'orchestra, il Maestro Sandro Di Stefano (che di Cipriani fu allievo), ci ha rilasciato in esclusiva: 

"Era il 1993, a settembre mi arrivò - inaspettatamente - una comunicazione del CET di Mogol alla quale scuola avevo partecipato alla selezione per le borse di studio europee. Entrai nella rosa dei 15 studenti di composizione di musica da film, insegnante Stelvio Cipriani.Iniziai a frequentare la scuola e studiavo anche con Mogol, Prudente, Lavezzi e molti altri.Poi le lezioni specifiche con il Maestro Cipriani. Approdai al CET con tremila dubbi.Il primo giorno, mentre aspettavo fuori, vidi arrivare una Porsche verde acceso, cabrio, guidata da un uomo di piccola statura accompagnato da una donna molto bella, Dora.Scese, arrivò verso di me e mi disse "Scommetto che ti stai chiedendo perché proprio verde l'ho comprata, giusto?".

Io annuii con sorpresa e lui rispose "Perché nel nostro mestiere la speranza è l'ultima a morire, ricordatelo sempre; piacere Stelvio Cipriani".Questa fu la prima lezione di Cipriani, sotto un porticodell'Hotel Terme di San Faustino, in piena E45.Non avevo capito assolutamente che erano quelle le lezioni a cui stavo andando incontro.Infatti, da lì a poco, capii sempre di più che lui non aveva intenzione di insegnare "come comporre la musica ad un film" ma "come arrivare a capire la musica per un film", che è molto, ma molto diverso.

Mesi di aneddoti, sue esperienze umane e professionali, ore ed ore a raccontarci le sue litigate con registi e produzioni, ma soprattutto le sue strategie per ottenere il lavoro.Insomma, alternava lezioni di ascolto musicale ed applicazione con lezioni di vita, le quali lentamente stavano agendo sul mito della professione, abbassandola alla vita terrena, quindi raggiungibile (tutto ciò che appare raggiungibile, viene raggiunto).Grande insegnamento per avvicinare le distanze fra noi ragazzi ed il sogno.Ricordo un collega (di quelli con la puzza sotto il naso, ed infatti di lui non si hanno tracce rilevanti) che smaniava infastidito di fronte a questi (gustosi) momenti di racconto di esperienze, di vita vera, perché voleva arrivare "al dunque".

Ecco, invece aveva ragione Stelvio: il "dunque" nel nostro mestiere non è il "comporre la musica", per questo ci deve pensare solo la natura; il "dunque" di Cipriani è stato "Adesso ti svezzo, ti faccio capire che il nostro mestiere è di pancia e non di carta; nel cinema devi essere uno che legge la vita, altrimenti non la saprai mai raccontare, a te stesso e agli altri".Furono mesi di grande divertimento e solo dopo molti anni mi è ritornato tutto quello che voleva dire Stelvio. Ci salutammo con una sua frase lapidaria: "Sandrì, tu sei uno che forse ce la può fare, ma ricordati che il cinema è cinema, non sarebbe cinema se non fosse cinema".Ciao Maestro, grazie!"