«Ciao papà ora sei di nuovo libero di volare».

Con queste parole la figlia di Paolo Villaggio, Elisabetta, ha dato l'addio al padre, morto questa mattina in ospedale dove era ricoverato da alcuni giorni: oltre al dolore della perdita dietro questo saluto si nasconde anche tutta l'amarezza degli ultimi anni: Elisabetta infatti in occasione dell'ultima edizione dei David di Donatello aveva urlato al mondo dal suo profilo social di come il padre fosse stato abbandonato dal cinema italiano. Amaro destino comune a molti artisti purtroppo, perché la macchina produttiva cinematografica non fa sconti per nessuno e troppo spesso non sa cosa sia la riconoscenza.

Villaggio non è stato soltanto un grande attore soprattutto votato al registro comico (ma non dimentichiamo prove d'autore con Fellini e Olmi per esempio) è stato prima di tutto il padre di una delle maschere cinematografiche più interessanti e popolari del XX secolo. Parliamo ovviamente del ragionier Ugo Fantozzi nato dalle sue esperienze lavorative che lo porteranno a tratteggiare sulla pagine dell'Europeo prima e successivamente nel libro Fantozzi (1971) che diventerà un bestseller da più di un milione di copie, le dis-avventure del celebre impiegato. Un personaggio entrato di diritto nell'immaginario collettivo e con lui quell'aggettivo "fantozziano", registrato in tutti i dizionari italiani, simbolo per antonomasia di un intero universo di perdenti (contro il potere e la vita).

Uomo intelligente e sarcastico, beffardo e a volte malinconico (come tutti i grandi), Villaggio ha regalato alla storia del nostro Paese la sua personale, geniale interpretazione di un certo tipo di italiano medio, mostrato in tutte le sue debolezze, al servizio del "caso" e dei "poteri forti": grazie al ragionier  Fantozzi, Villaggio ha tratteggiato e analizzato tutte quelle contraddizioni sociali ed economiche che hanno segnato buona parte degli Anni Settanta: un decennio in cui la sua "creatura", soprattutto nei primi due episodi della "saga" diretti da Salce (nel 1975 e nel 1976), ha mostrato il meglio di sé, con le sue debolezze e le sue umiliazioni, alla continua ricerca dell'amore "ideale" (malgrado moglie e figlia) e di quel riscatto sociale che non arriverà mai: ci piace pensare che finalmente il nostro caro ragioniere raggiungerà l'amico di tante "battaglie", il collega Filini (alias Gigi Reder), l'unica vera spalla che Fantozzi-Villaggio abbia mai avuto (sul set come nella vita). Addio Paolo, ci mancheranno le tue alzatacce mattutine, la tua recensione della corazzata Potëmkin, le tue partite a tennis o quelle a calcio tra "scapoli contro ammogliati", la cena a casa della contessa, le tue partite a biliardo, i tuoi capodanni, i tuoi campeggi, le tue telefonate con accento svedese e tanto altro. Grazie Paolo!

 

 

Filmografia "Fantozzi":

Fantozzi, regia di Luciano Salce (1975)

Il secondo tragico Fantozzi, regia di Luciano Salce (1976)

Fantozzi contro tutti, regia di Neri Parenti e Paolo Villaggio (1980)

Fantozzi subisce ancora, regia di Neri Parenti (1983)

Superfantozzi, regia di Neri Parenti (1986)

Fantozzi va in pensione, regia di Neri Parenti (1988)

Fantozzi alla riscossa, regia di Neri Parenti (1990)

Fantozzi in paradiso, regia di Neri Parenti (1993)

Fantozzi - Il ritorno, regia di Neri Parenti (1996)

Fantozzi 2000 - La clonazione, regia di Domenico Saverni (1999)

 

 

Curiosità:

Nella Provincia di Frosinone per l'esattezza nelle grotte di Pastena è stata girata una scena del film Fantozzi va in pensione.