si forma come attore presso il prestigioso Piccolo Teatro d'Europa di Milano, diretto da Giorgio Strehler sotto la guida di maestri come Marcel Marceau, Carolyn Carlson,  Klaus Maria Brandauer. Verrà diretto negli anni da nomi come Glauco Mauri, Giorgio Albertazzi e lo stesso Strehler, con cui esordisce nel 1993 nel Faust. Numerose le sue partecipazioni in fiction di successo: tra i tanti ruoli, non possiamo non ricordare il personaggio del marchese Andrea Obrofari , nel fortunatissimo "Orgoglio". parliamo di Vincenzo Bocciarelli. Lo abbiamo intervistato in occasione del 40ennale della morte del grande Charlie Chaplin.

Charlie Chaplin ci lasciava la notte di Natale del 1977 nella sua casa di Corsier-sur-Vevey (Vaud), in Svizzera: in occasione del quarantennale della scomparsa del grande Charlot, ha preso vita il progetto "L'attore, l'uomo, la maschera" ideato e diretto dal regista Pier Paolo Segneri (con il sostegno dell' "Associazione Culturale Alberto Bragaglia"), di cui lei è protagonista. Cosa può dirci a proposito?

Posso dirvi di essere estremamente onorato di essere protagonista di un progetto così importante e significativo per me in questo momento. Quando il regista Segneri mi propose di interpretare Chaplin e Charlot rimasi ammutolito per una ventina giorni. Portavo nella mente le immagini del genio del cinema di una vita intera e poi ad un tratto mi sono ricordato che il grande Giuseppe Perrone, storico talent-scout di molti attori nonché primo ufficio stampa della storica United Artists fondata da Chaplin, mi disse anni fa che assomigliavo molto a Charlot e quindi al mitico Charlie. Ho iniziato a studiarlo e a rivedere molti dei suoi film e Pierpaolo mi ha guidato benissimo lungo questo viaggio che non è ancora finito. Mi sono sentito a mio agio nei suoi panni e ho cercato soprattutto di restituire al pubblico la purezza e l'ingenuità del comico. Chaplin e Charlot mi hanno insegnato a vivere la vita a 360° sporcandosi le mani e sentirsi vivi anche nelle piccole cose, nella fattività, nel fare che poi è "poieon", dal greco fare, creare. Essere artisti non significa mettersi su una specie di piedistallo ad aspettare ma rotolarsi totalmente nel fango della vita.

Si è concluso da poco il Festival Napoli Corto Cultural Classic, in cui il suo corto "Da Charlot a Chaplin" è stato premiato come miglior documentario. Un prestigioso riconoscimento che attesta il valore del suo lavoro.

Dopo la realizzazione della mostra fotografica online (https://fattidicultura.net/2017/03/30/gallery-lattore-luomo-e-la-maschera/ ) ad opera di Michela Biancini che verrà prossimamente presentata a Roma con un grande evento e poi sarà itinerante per tutta Italia, abbiamo pensato di proporre il film-documentario realizzato da Giovanni Pirri "Da Chaplin a Charlot" al prestigioso Festival Napoli Cultural Classic. È stata una grande gioia ricevere questo riconoscimento, considerato l'impegno di tutta la meravigliosa compagnia e del nostro produttore Domenico Mariani. Quando hanno proiettato l'opera per la prima volta, di fronte ad una immensa moltitudine di persone, mi sono sentito di nuovo tornare bambino. Quel bambino che gioca continuamente dentro e fuori di me e che sognava di accarezzare il pubblico con l'arte delle emozioni e che attraverso gli occhi e lo sguardo immortala il tempo nel tempo. Gli stessi occhi del genio che ho cercato di carpire e capire.

Per un attore di talento come lei, cosa ha rappresentato e cosa rappresenta ancora oggi un genio della cinematografia come Chaplin?

Quando ero piccolo lo sentivo molto lontano, profondamente triste e malinconico. Mi faceva sorridere ma nello stesso tempo avvertivo emozioni di inquietudine. Poi nel tempo, mi sono sempre più avvicinato riconoscendomi anche a piccoli tratti. Considero questo incontro come un qualcosa di veramente magico. A giugno, infatti, sarò sul set di "Red Land- Rosso Istria" del regista Maximiliano Hernado Bruno prodotto dalla Venice Film accanto la meravigliosa Geraldine Chaplin. Penso che tutto questo faccia parte di un mosaico di cui ancora non posso vedere la traccia finale ma forse posso soltanto immaginare. Sono incontri umani e artistici che incidono notevolmente nel percorso di un attore. Sicuramente tutto ciò mi spinge ad impegnarmi ancora di più e cercare di diventare migliore. Sono tornato ad essere molto esigente con me stesso... Sarà l'influenza di Chaplin, che era un regista e un attore molto rigoroso e attento. Senza concentrazione e preparazione non resta nulla, tutto scorre, panta rei come nelle fresche acque del Tevere.