Conversazione con Gianfelice Imparato, protagonista di uno degli episodi di "Vieni a vivere a Napoli", film diretto dai tre registi napoletani del momento: Guido Lombardi, Francesco Prisco, Edoardo De Angelis.
Nel primo episodio del film ("Nino e Yoyo", gli altri due sono "Luba" e "Magnifico Schock") una donna napoletana, Anna, fa da balia a un bambino cinese (di nome Chang), una "moda" sempre più diffusa a Napoli. Tutto va per il meglio fino al giorno in cui Anna vince un concorso premio per un viaggio di una settimana. Chiederà così al fratello Nino, scapolo e scansafatiche portiere di mezza età dello stabile in cui vivono, non proprio "simpatizzante" del popolo cinese, di occuparsi di Chang, (soprannominato da Nino, Yoyo). Da qui lo sviluppo della storia che porterà alla nascita di una nuova amicizia. Ci può parlare di Nino, il suo personaggio?
Il film narra della capacità che ha Napoli di convivere con etnie e culture molto diverse tra loro: io qualche anno fa ho girato un film che aveva a che fare con questo tema in un certo senso, un film intitolato "Into Paradiso" dove si poneva l'attenzione sulla comunità singalese, molto presente nella città. In questo caso interagisco con il popolo cinese: il bambino in un primo momento viene visto con diffidenza da parte del mio personaggio, che poi con cialtroneria tenta di approfittarsene, vedendo la volontà e la propensione al lavoro del bambino cinese e infine tra i due nasce questa complicità. Alla fine questo bambino così finisce per integrarsi alla perfezione ai ritmi partenopei, almeno quelli folkloristici, come si può vedere nell'ultima inquadratura.
Il regista dell'episodio che la riguarda è Guido Lombardi, che con il suo primo lungometraggio "Là-bas - Educazione criminale", si è affacciato alla ribalta internazionale nel 2011, aggiudicandosi nella XXVI Settimana Internazionale della Critica della Mostra del Cinema di Venezia il Leone del Futuro - Premio Venezia Opera Prima Luigi De Laurentiis. Cosa può dirci della sua esperienza con Lombardi?
Ne "Là-bas" Lombardi aveva già trattato il tema dell'integrazione, anche se in tono drammatico: nel mio episodio, è stato molto ironico, dal momento che si trattava di un registro comico. Lombardi è un regista che riesce a passare con disinvoltura dal dramma alla commedia, e questo è un grande merito: in fondo dovrebbe essere così anche per un regista, come lo è per noi attori, di saper passare cioè da un film leggero ad uno impegnato con disinvoltura e sicurezza.
Nel film il tema dell'integrazione sociale è il filo conduttore delle tre storie dove una Napoli multietnica ed accogliente fa da sfondo (con ambientazioni e atmosfere notevoli) alle vicende dei nostri protagonisti. Quale è, secondo lei, il rapporto della città con "l'altro"?
È una delle ultime nobili qualità del popolo napoletano, quella di saper accogliere senza voler imporre i propri modelli culturali: una sorta di "vivi e lascia vivere". Ho già accennato al film "Into Paradiso", ebbene noi lo girammo in una zona di Napoli, denominata "Cavone", zona popolare del centro, dove si è stabilita una comunità singalese di cinquemila persone: diverse culture che non si prevaricano e convivono tranquillamente, questa è Napoli. Un film come "Vieni a vivere a Napoli" poi dimostra come i napoletani non impongano affatto i propri modelli e stili di vita, anzi, alla fine, magari, è proprio l'immigrato che si adegua, "suo malgrado", alle usanze del popolo napoletano.
Gran merito del successo di "Vieni a vivere a Napoli" si deve anche ai produttori Alessandro ed Andrea Cannavale, che hanno voluto fortemente questo film. Figli d'arte, il loro padre Enzo è parte della storia cinematografica del nostro Paese. Cosa può dirci di loro?
La loro è stata un'operazione molto coraggiosa, che ha comportato un certo impegno. Peccato che la distribuzione nazionale non aiuti queste piccole realtà cinematografiche, non dando loro la giusta visibilità. I produttori e i distributori di oggi aspettano il fenomeno e poi si buttano a capofitto sugli epigoni, i surrogati e così via: dal modello originale si finisce poi per perdere qualità. I produttori Cannavale hanno avuto coraggio e la giusta intuizione di far dirigere questo film a tre registi napoletani di talento: se rapportiamo il numero di copie con le sale in cui è uscito, il film è andato oltre le previsioni iniziali. Non è la solita commediola, è un film a sfondo sociale, che meriterebbe di più.
Come vede questa nuova "ondata cinematografica" che sta attraversando Napoli?
L'ho già ripetuto in altre sedi, è positiva questa nuova corrente, l'unico pericolo è che possa diventare una Napoli autoreferenziale come è successo già con la musica, con il fenomeno dei cantanti neomelodici, che non riescono in pratica ad uscire dai confini delle proprie contrade. Dobbiamo esportare questi prodotti, come "Vieni e vivere a Napoli", e portarli all'attenzione nazionale e non solo: l'unico pericolo, ripeto, è di cadere nell'autoreferenzialità e questo sarebbe un danno. Mi auguro che ciò non accada.
Gianfelice Imparato
Attore di teatro (sotto la direzione di Carlo Cecchi e L. De Filippo) e commediografo, al cinema è diretto da tra i tanti da Marco Bellocchio, Ettore Scola, Mario Monicelli, Nanni Loy e Nanni Moretti. Nel 2008 è "Don Ciro" nel film "Gomorra", di Matteo Garrone, con cui partecipa al Festival di Cannes ed è tra i protagonisti di "Fortapàsc" di Marco Risi sulla figura del giornalista Giancarlo Siani. È Alfonso D'Onofrio nel film "Into Paradiso" di Paola Randi (Miglior Attore al Montecarlo Film Festival 2010). Nel 2012 è il Commissario Libero Sanfilippo, capo e mentore di un giovane vicecommissario Montalbano nella serie prequel "Il giovane Montalbano". È quindi tra i protagonisti della serie di successo targata Rai "I Bastardi di Pizzofalcone" tratta dai romanzi di Maurizio de Giovanni.