Come nella migliore tradizione della commedia all'italiana  (di cui maestro indiscusso fu Dino Risi con film come "I Mostri") "Vieni a vivere a Napoli", è un film in tre episodi firmati dai tre registi napoletani del momento: Guido Lombardi, Francesco Prisco, Edoardo De Angelis.

"Magnifico Schock", è il terzo episodio, e vede protagonista una bravissima Miriam Candurro nei panni di una cantante neomelodica. Amila, un ragazzo cingalese, è stato appena assunto in un bar del centro storico di Napoli per portare la colazione negli uffici. La prima cosa che gli hanno insegnato è che non deve rientrare senza farsi pagare. Nel suo primo giorno di lavoro Amila si troverà coinvolto, suo malgrado, negli appuntamenti artistici di Miriam una cantante neomelodica in cerca di successo dal carattere forte e deciso e del suo manager tra matrimoni e serenate d'amore. Cosa può dirci a proposito del suo personaggio?

Il mio episodio, il terzo del film, intitolato "Magnifico Schock", racconta la parabola discendente, nell'arco di una giornata, di una cantante neomelodica molto famosa, che evidentemente però avendo altre ambizioni vive questa situazione con una certa delusione, soffocata peraltro da questo suo manager avido che l'ha deviata in un certo senso dal suo sogno: certo la  carriera di cantante neomelodica le ha dato successo e denaro, però alla fine l'ha imprigionata in quello specifico ruolo, in cui lei non si sente più a suo agio. Dopo dieci anni così, arriva il giorno in cui Miriam si pone delle domande; l'elemento di disturbo, scatenante se vogliamo, è questo ragazzo cingalese che irrompe casualmente nella sua vita, che la vede come lei veramente è e non come lei deve apparire agli occhi del pubblico. Non conoscendola, infatti, lui ha una visione pulita, senza filtri: con la sua curiosità e le sue domande farà cadere in Miriam tutte quelle certezze o presunte tali che lei si era costruita in anni di carriera. È un ritratto amaro dell'esistenza, di come nella vita il più delle volte si faccia un lavoro che non piace fino in fondo e l'esempio di Miriam, della sua storia di cantante neomelodica, è il pretesto in fondo per raccontare un'insoddisfazione, un fallimento umano e lavorativo: a questo poi si deve aggiungere anche e soprattutto l'elemento sociale, del diverso, della persona straniera o semplicemente che non ti conosce e che ti permette di farti delle domande e di farti fare chiarezza dentro. Una donna infelice della propria vita, che si rende conto di tutto ciò grazie ad una persona che non conosceva affatto: perché alle volte le persone che più ti sono vicine, paradossalmente, non ti aiutano a capire, perché non vogliono o non possono.

Il suo episodio è diretto da Edoardo De Angelis, un regista di talento che ha riscosso un notevole successo di critica con il suo ultimo film "Indivisibili", che gli è valso tra l'altro anche un meritatissimo David di Donatello per la miglior sceneggiatura originale. Come si è trovata a lavorare con lui?

Edoardo ha ben chiaro nella sua testa il film che deve girare sin dall'inizio, anche quando fa dei cambi di sceneggiatura in corsa li fa sempre con delle valide motivazioni, è molto sicuro di sé e ha le idee molto chiare e questo per un attore è fondamentale. Una presenza che dà fiducia all'intero set, un punto di riferimento senza dubbio, a cui affidarsi completamente.

Nel film il tema dell'integrazione sociale è il filo conduttore delle tre storie dove una Napoli multietnica ed accogliente fa da sfondo (con ambientazioni e atmosfere notevoli) alle vicende dei nostri protagonisti. Lei è nata e vive tuttora a Napoli: quale è il suo rapporto con "l'altro"?

Napoli accoglie per storia e cultura e lo fa da sempre, non ci si accorge praticamente delle altre comunità, tanto sono integrate nel tessuto sociale del territorio: in pratica non ti accorgi della loro presenza, perché non vi è differenza tangibile. Fanno parte del nostro quotidiano come qualsiasi altra persona o conoscente. Napoli sotto questo aspetto è una città modernissima, aperta e accogliente come poche, non c'è dubbio.

Gran merito del successo di "Vieni a vivere a Napoli" si deve anche ai produttori Alessandro ed Andrea Cannavale, che hanno voluto fortemente questo film. Figli d'arte, il loro padre Enzo è parte della storia cinematografica del nostro Paese. Cosa può dirci di loro?

Certamente sono stati molto coraggiosi, e lungimiranti, perché hanno creduto in questo progetto, anticipando di fatto questo cambiamento "cinematografico" che sta toccando in questo momento Napoli: la scelta di aver voluto raccontare queste tre storie, attraverso lo sguardo di tre diversi registi è un grande merito. Una scommessa vinta, quella di girare un film ad episodi, che hanno difeso fino in fondo. "Vieni a vivere a Napoli" è un film che fa sorridere, certo, ma soprattutto riflettere, ed è una cosa non sempre scontata nel panorama culturale italiano.

Cosa le ha lasciato il personaggio di Miriam? Immagino che nel vostro mestiere ogni ruolo interpretato vi lasci inevitabilmente qualcosa.

Tutta una serie di sfumature che ti porti dentro: ogni progetto cinematografico crea una sorta di stratificazione in un certo senso: ogni personaggio che si interpreta crea un bagaglio artistico da cui poter attingere ogni volta per il lavoro successivo. Il personaggio di Miriam ad esempio mi è servito molto per delineare e costruire quello di Giorgia Romano, vittima delle violenze del marito in questo caso, nella fiction "I Bastardi di Pizzofalcone", soprattutto per quel senso di disperazione, quella sensazione di essere al posto sbagliato. I personaggi ti restano sempre dentro, ti arricchiscono: è il nostro mestiere in fondo.

Curiosità:

I tre diversi episodi del film ("Nino e Yoyo", "Luba", "Magnifico Shock") sono legati tra loro da un unico personaggio (Giovanni Esposito) che compare in tutte e tre le storie.

 

Miriam Candurro

Miriam nasce e vive a Napoli, dove consegue la maturità, presso il Liceo classico Giuseppe Garibaldi di Napoli, e dove successivamente si laurea in Lettere Classiche all'Università degli Studi di Napoli Federico II. Nel 2004 esordisce come attrice con "Certi bambini" di Andrea e Antonio Frazzi, film vincitore di tre David di Donatello. Il ruolo complesso e sofferto di Caterina le varrà il Premio Domenico Rea, come miglior attrice esordiente. Successivamente partecipa a varie fiction tv: "E poi c'è Filippo", con Neri Marcorè e Giorgio Pasotti, "Angela", film tv di Rai 1, con Sabrina Ferilli, "Don Matteo 5", "La squadra 7", "L'inchiesta". Nel 2007 è protagonista, insieme a Massimo Ranieri e Michelle Bonev, della miniserie tv "Operazione pilota", in onda su Rai 1.Nel 2008 ritorna sul piccolo schermo con la fortunata serie tv "Capri", e sul grande schermo con la commedia "La seconda volta non si scorda mai" e con il film italo-americano "The Eternal City". Nel 2010 recita in "Capri 3". Il 12 marzo 2012 debutta nella soap opera di Rai Tre "Un posto al sole" nel ruolo di Serena Cirillo. Miriam è presente inoltre nella serie di successo i "Bastardi di Pizzofalcone" tratta dai romanzi di Maurizio de Giovanni.