Roma città libera, realizzato da Marcello Pagliero nel 1946, sfrutta nel titolo il grande successo di "Roma città aperta" di un anno prima. Anzi, nel film di Rossellini Marcello Pagliero è l'ingegnere Manfredi, capo della Resistenza barbaramente torturato dai nazisti. Il film è conosciuto anche con il titolo "La notte porta consiglio" e, basato su un soggetto di Ennio Flaiano, si avvale di nomi di assoluto prestigio alla sceneggiatura come quelli di Luigi Filippo D'Amico, Marcello Marchesi, lo stesso Pagliero, Cesare Zavattini e Suso Cecchi D'Amico Le musiche sono di Nino Rota, mentre la fotografia è di Aldo Tonti. Anche il cast è di grande rilievo, con Valentina Cortese (la ragazza), Andrea Checchi (il giovane), Nando Bruno (il ladro), Marisa Merlini (Mara) e con la partecipazione di Vittorio De Sica (il signore distinto). L'azione si svolge Roma nel 1945.
Un ladro arrivato dai tetti e poi dal balcone interrompe il tentativo di suicidio di un giovane che ha scritto "basta" sullo specchio. C'è la foto di una donna a far dire al ladro che «quando una donna fa la carogna ce la prendiamo con tutti tranne che con lei». Il giovane è molto nervoso e il ladro, che sembra provare umana simpatia per lui, cerca di consolarlo: «È solo un problema di quattrini...ma i quattrini si trovano...fuori, non qui».Il giovane è molto deluso e disincantato, non ha più niente. Si sente il rumore di una dattilografa al lavoro. Il giovane non sopporta più quel ticchettìo che spesso si protrae per tutta la notte. Il ladro ha trovato un allievo: «Mettiti la cravatta, pari un ladro».
La dattilografa se la passa molto male economicamente e i vicini protestano per il rumore. Quei pochi soldi che guadagna non le bastano neppure per pagare la pigione della camera, continuamente perseguitata dalle minacce e dai rimbrotti della padrona di casa (Ave Ninchi). Si veste ed esce. Poco dopo entra in un locale frequentato da ladri, ricettatori e losche figure che vivono ai margini della società. In questo sottobosco si aggirano anche il ladro e il mancato suicida. Una retata della celere. Facciamo anche in tempo a vedere su un muro la pubblicità del film "La donna del giorno"(1942) con Spencer Tracy e Katharine Hepburn. La ragazza riesce a sfuggire alla retata perché il giovane dice che è con lui. L'ha presa per una prostituta: «Non te la prendere, sono gli incerti del mestiere» . Nel locale entra un signore molto elegante. Chiede champagne che non c'è... «Quattrini, tutti parlano di quattrini, non si parla d'altro, niente ideali». Ha perso la memoria.
La presenza di De Sica illumina lo schermo. La dattilografa viene avvicinata da un un avventore e il ladro dice al giovane che continua a pensare che la ragazza sia una prostituta: «Lasciala fare poveretta, a Roma non ci cresce l'albero del pane». Su un muro c'è scritto "W la Repubblica". Altra irruzione della polizia mentre il ladro, il giovane e la dattilografa sono tutti e tre e seduti a un tavolino. Il distinto smemorato continua ad aggirarsi nel locale mentre c'è una collana rubata che passa di mano in mano. La ragazza respinge qualche allusione di troppo circa il suo presunto lavoro.
Ora la collana è al suo collo, ma lei non sa che è rubata. Fugge via dalle avances di un tipo poco raccomandabile. In commissariato stanno cercando un uomo, forse lo smemorato. Ora il ladro, il giovane e la ragazza sono alla bisca del Moretto. La macchina da presa continua a mostrarci, in quella che è una vera e propria traversata dei tre, tutta una varia umanità che vive di raggiri.
Il ladro comprende il disagio della ragazza che si confida con lui: «Lo sa lei cosa vuol dire per una ragazza vivere sola in una camera ammobiliata, lavorare dieci ore al giorno, portarsi il lavoro a casa con la padrona che ti scaccia perché la camera bisogna pagarla, sempre, a qualunque costo, non dormire mai abbastanza, non mangiare mai abbastanza...». Il giovane ha perso tutto al tavolo da gioco e la ragazza gli offre la collana che lui le aveva regalato. Ennesima irruzione della polizia. I tre fuggono e gli altri frequentatori della bisca si fanno trovare dediti a una seduta spiritica...Circolo di ricerche biopsichiche. Nella bisca il giovane ha incontrato la sua ex e l'ha schiaffeggiata.
Ora i tre sono in un locale notturno dove un americano, visibilmente sbronzo, apostrofa una donna: «Se tu venire con me in America, tu non lavare più i piatti».
La ragazza si confida con il giovane: «Se io trovassi un uomo che mi amasse, io farei qualunque cosa per lui».
Lui cerca di rincuorarla: «E poi non è vero che il mondo sia tanto brutto...sì , è brutto, ma, volendo, un angoletto di paradiso lo puoi sempre rimediare, non è vero che bisogna morire per andare in paradiso, il paradiso lo puoi portare pure in saccoccia». Intanto la polizia continua a cercare un uomo distinto... Si parla di «un signore anziano sulla sessantina». I tipacci che sono sulle tracce della collana vengono portati via dalla solita celere. Il signore distinto riacquista la memoria quando legge sul L'Unità che lo hanno fatto ministro. Prima di andare via restituisce al giovane la collana di perle che quest'ultimo aveva dimenticato sul tavolo della bisca al momento dell'irruzione della polizia.
Sui muri simboli con la falce e il martello e un "W il Reo". È l'alba. Sotto la pioggia il giovane e la ragazza che hanno scoperto di abitare nello stesso stabile, vanno via insieme. Il bacio finale. La celere, i commissariati, una vita di espedienti, la prostituzione, le bische clandestine, le scritte sui muri contro il Re…Anche questi film, che possiamo considerare minori, sono pieni di tracce, di segnali, di suggerimenti, di paletti indicatori per illuminare anfratti e pieghe della storia di cui sono una testimonianza viva e palpitante, profonda e antropologica.