Prodotto da Franco Cristaldi, "Un ettaro di cielo"del 1958 realizzato da Aglauco Casadio vede alla sceneggiatura dei nomi di primissimo ordine come quello di Elio Petri, di Tonino Guerra (qui al suo primo film) e di Ennio Flaiano. Alla fotografia c'è uno dei nomi più prestigiosi della storia del cinema, Gianni di Venanzo. Alla colonna sonora un certo Nino Rota. Sono gli anni della rinascita, del miracolo italiano, l'Olimpiade di Roma è lontana solo pochi mesi. Da poco è stata immessa sul mercato la 500: la si può avere anche a rate così come le lavatrici e i frigoriferi che rappresentano uno status. Simboli dell'Italia del riscatto sono anche la Montecatini, la Pirelli, la Edison. Gli uomini vestono Marzotto mentre si susseguono i governi Zoli e Fanfani.

Aldo Moro per due volte è ministro dell'istruzione. A Sanremo trionfa Modugno con "Nel blu dipinto di blu". A parte alcuni documentari di pregio, "Un ettaro di cielo" è l'unico lungometraggio di Aglauco Casadio. Non ebbe un gran successo di pubblico ma rimane a buon diritto nella storia del cinema italiano. Marcello Mastroianni è Severino mentre Rosanna Schiaffino è Marina. C'è anche un attore conosciuto al grande pubblico come Capannelle. Severino è un venditore ambulante, un po' imbolitore, un po' guascone ironico e disincantato che gira per le campagne e le fiere della bassa padana. Torna annualmente a Migliarino accolto con affetto e gioia da tre anziani che sbarcano il lunario come possono.

Severino li saluta modo suo: «Ma non morite mai voi?».
Consiglia loro di aprire una pompa di benzina: «Il progresso oggi va avanti a benzina, qui tra una decina d'anni tutto asfalto sarà». Uno dei tre anziani vuole continuare a fare il barbiere. Severino tira fuori un rasoio elettrico: «In città i barbieri cominciano già ad ammazzarsi, va a batteria». Alla fiera c'è anche Macallè, un leone spelacchiato che respira «come se avesse l'asma». Come ogni anno, Severino riprende a fare la corte a Marina, spergiurando teatralmente di essere pronto a sposarla. Alla fiera, ovviamente, si vendono anche farmaci miracolosi «frutto delle più accanite ricerche scientifiche». Severino continua a ingenerare ansia nell'anziano barbiere turbato dalla notizia dei suicidi: «È uno sterminio, sì impiccano da tutte le parti! Cadono dalle finestre come mosche o sotto i treni!».

Dice ai tre creduloni di aver visto alla Fiera di Milano ciechi che vedono con le orecchie. Scava nella loro credulità parlando di banche degli occhi. Poi parla di pezzi di cielo che si possono comprare per poi mettere dei divieti di transito per gli aeroplani per intascare le multe...tasse per i cannocchiali: «Che cosa non si compra con i soldi». Ai loro occhi è strabiliante che Severino sia stato a Milano...«I teatri, i neon, le insegne luminose...». Continua a fare la corte a Marina: «Io ti faccio una casa col frigidaire, con una cucina americana». Il vecchio Macallè muore per un cucchiaio di purgante mentre i tre anziani continuano a parlare fra loro e a fare progetti: hanno deciso di comprare il loro pezzetto di cielo.

Severino cerca di convincere Marina in tutti modi (Mastroianni è perfetto nel ruolo): «Ma se sono l'uomo più bello d'Europa». Intanto comincia la fiera con tutte le sue attrazioni, la donna cannone, la donna con due teste. Uno dei tre anziani progetta già il futuro: «Appena arrivo in cielo mi compro mille oche bianche e me ne vado a spasso tutto il giorno». I tre decidono di suicidarsi per godersi subito il loro pezzo di cielo. Cercano quindi dei sassi per legarseli al collo. La sepoltura di Macallè: «Chi l'avrebbe detto che dal fondo dell'Africa sarebbe venuto a morire in questa palude».
I preparativi per il suicidio sono a buon punto: «Sono le quattro e un quarto, se tutto va bene alle quattro e trenta saremo nell'aldilà».

Il primo che si tuffa dice sconsolato agli altri due che si tocca il fondo. Intanto qualcuno riferisce a Severino il progetto dei tre anziani scatenato dalle sue bizzarre panzane. Inizialmente non ci crede, anzi dice che deve restituire i soldi dell'acquisto a uno dei tre. Quando comprende che invece è tutto vero, sì dispera e chiede aiuto a Germinal, un'irreale figura di anarchico ambulante. Loro intanto sono ancora vivi, ridono, scherzano e dormono sulla barca che galleggia tranquillamente sulla palude. Severino li chiama a gran voce. Trova prima uno dei tre, poi gli altri due. Avevano pescato anguille di frodo per pagarsi il loro pezzo di cielo: «Siete peggio dei bambini...Uno non può dirvi una cosa...».

La restituzione delle tremila lire prese per rendere la burla ancora più credibile. La guardia Garibaldi. Severino dice a Marina di prendere la sua roba e di andare via con lui: «Tu credi che perché io scherzo e rido...ti voglio bene, dai, vieni via...ricominceremo tutto da capo, andremo di qua, di là, da qualche parte andremo, che te ne importa». Quando incontra i tre anziani regala loro il rasoio. Tutti ridono al ricordo del pezzo di cielo da acquistare. Primo piano sul volto sorridente di Mastroianni. Non sarebbe ora di cominciare a valorizzare in maniera istituzionale il grande patrimonio cinematografico posseduto dalla nostra provincia? Prima che vada definitivamente disperso?