“Ho visto il futuro del Rock ‘n’ Roll, e il suo nome è Bruce Springsteen”. Il giornalista Jon Landau, nel maggio del 1974, parlava così della rockstar di Long Branch, New Jersey, che all’epoca cominciava a far parlare di sé negli Stati Uniti. Landau, che in seguito diventerà il suo produttore, consulente e braccio destro, aveva visto giusto. Il successo planetario sarebbe arrivato di lì ad un anno con la pubblicazione, nel ’75, dell’album “Born to Run”, una pietra miliare del rock che permetterà al “Boss” di diventare il punto di riferimento per intere generazioni.

Nell’ottobre del 1980, dopo un anno e mezzo di lavoro negli studi di registrazione, Springsteen pubblica il doppio album “The River”, una perfetta summa delle tematiche e delle varietà di sound messe in luce nei precedenti dischi. C’è il rock ‘n’ roll più scanzonato di brani come “Cadillac Ranch”, “Out in the Street” e “Ramrod”, ma anche la malinconica introspezione di “Drive All Night”, “Independence Day” e “Point Blank”, senza dimenticare l’indimenticabile title-track. Un’opera scatenata e intima, divertente e struggente al tempo stesso.

Per festeggiare il 35° anniversario dall’uscita del disco, Springsteen ha deciso di rispolverare tutto il materiale inedito, le canzoni incise e poi scartate, i lati-b e altre centinaia di chicche per i fan più sfegatati: una raccolta di foto d’annata, un documentario intitolato “The Ties that Bind” e il celebre concerto tenuto il 5 novembre del 1980 presso l’Arizona State University di Tempe. Il prezioso cofanetto, intitolato appunto “The Ties That Bind – The River Collection”, include 4 cd, 3 dvd ed un libro di 142 pagine con 200 foto e un nuovo saggio di Mikal Gilmore. Materiale imperdibile per i tanti “feticisti” del Bruce a stelle e strisce, fedeli come pochi al loro beniamino, che venerano alla stregua di una divinità. Del resto, tra i fan circola ormai da trent’anni una frase diventata un vero e proprio motto: “Nel mondo ci sono solo due tipi di persone: quelle che adorano Bruce Springsteen, e quelle che non l’hanno mai visto in concerto”.

Oltre all’album originale, rimasterizzato, gli amanti del cantante statunitense potranno riapprezzare o scoprire i 22 brani incisi (e poi scartati dall’edizione definitiva dell’opera) tra la primavera del ’79 e l’estate dell’ ’80. Tra questi, ce ne sono cinque o sei di assoluto valore, come “Meet Me In The City”, scatenato inno da stadio accompagnato dal possente assolo di sax di Clarence “Big Man” Clemons:

Questo box set immortala dunque un ragazzo di appena trent’anni, all’apice del successo e dell’ispirazione, capace di raccontare la vita di tutti i giorni, la quotidianità dell’operaio che ha ormai rinunciato all’ “American Dream” e passa la giornata a spaccarsi la schiena in fabbrica, ma anche il fuoco dell’amore giovanile, l’addio alla casa dei genitori per andare a caccia della propria indipendenza, le nottate sfrenate dei weekend passate per strada e il dolore per la perdita di una persona cara. Nelle canzoni qui raccolte, infatti, si ha un perfetto quadro di quello che Springsteen rappresenta all’interno della cultura americana di oggi: uno story-teller, più che un cantante, uno scrittore più che una rockstar, un artista completo e complesso, più che un semplice musicista. Un uomo, in poche parole, che ha saputo rappresentare la realtà e i sentimenti come nessun’altro grazie ad autentiche gemme fatte di parole e accordi.