“Questo è il disco che Elvis aveva sempre sognato di realizzare”. Parole di Priscilla Presley, moglie del Re del Rock ‘n’Roll prematuramente scomparso il 16 agosto del 1977. Ora, grazie ai miracoli della tecnologia in campo musicale, Elvis Presley torna a vivere e ad emozionare con la sua inconfondibile  e possente voce che ha segnato un intero secolo. “If I Can Dream: Elvis Presley with the Royal Philharmonic Orchestra” è uscito da un mese circa, ma gli sono bastati tre giorni per balzare in vetta alle classifiche delle vendite. L’album raccoglie 14 perle del cantante di Tupelo, riarrangiate in maniera superba grazie appunto alla Royal Philharmonic Orchestra.

Poco importa se gli amanti dell’Elvis più rock storceranno il naso di fronte agli incalzanti suoni di archi su “Burning Love” e “Steamroller Blues”. Poco importa che i produttori abbiano deciso di farlo duettare (solo virtualmente, si intende) con Michael Bublè e con la band italiana Il Volo, facendo forse rigirare nella tomba il Re. Poco importa che si sia trattato principalmente di un’operazione di marketing. Le incisioni, risalenti a 40 e più anni fa, sono state sapientemente rimasterizzate, le canzoni “spolverate” e riportate alla luce. Ed è qui che scatta la magia: quei brani riescono ad emozionare oggi come allora, non accusano minimamente il tempo trascorso. Anzi, all’orecchio più affezionato ed esperto in materia, appariranno forse migliorate, come capita talvolta con un buon vino tenuto a lungo in cantina.

La cover di “Bridge Over Troubled Water”, originariamente interpretata da Simon & Garfunkel, riesce persino a superare l’originale: la sua carica emotiva ed evocativa, sviluppata in un crescendo gestito in maniera magistrale da Elvis, strapperà più di qualche lacrima.
E lo stesso vale per “If I Can Dream”, la superba “Love Me Tender” e la toccante “In The Ghetto”.
Ascoltando “Can’t Help Falling In Love” potreste seriamente finire per innamorarvi persino del tavolino di casa, mentre i gospel di matrice religiosa “How Great Thou Art” e “An American Trilogy” riuscirebbero a far venire il magone anche ad un cactus.

L’album è una “summa” dei più grandi successi dell’artista statunitense, che durante la sua carriera aveva sempre cercato di emanciparsi dal rock and roll. In questo sua moglie Priscilla ha ragione: avrebbe senza dubbio amato questo disco, in particolare il perfetto mix tra musica classica e pop che già aveva tentato quando era in vita. Lui, che sognava la lirica, si era sempre sentito costretto all’interno di un genere quando avrebbe invece voluto sperimentare, provare cose nuove, evolversi e maturare.

Purtroppo il mercato che lo voleva legato a quell’immagine da rocker, la depressione, la dipendenza da alcol e psicofarmaci e infine la prematura morte non gli hanno permesso di realizzare i suoi numerosissimi sogni e progetti. Ma questo disco è una sorta di testamento ideale, che arriva non a caso nell’ 80° anniversario della sua nascita. E’ passato più di mezzo secolo da quando quel ragazzetto con la faccia pulita e la brillantina nei capelli muoveva i suoi primi passi; ma è proprio questo che fa di Elvis Presley un “classico”: il fatto che, a distanza di decenni, sia ancora magicamente attuale, moderno. Insomma, immortale.

Perché ha ragione Bruce Springsteen, un altro che di rock se ne intende eccome, quando dice: “Ci sono stati molti ragazzi in gamba, molti pretendenti alla corona. Ma c’è stato, e ci sarà sempre, un solo Re”. Il suo nome era, anzi, è Elvis.


“If I Can Dream: Elvis Presley with the Royal Philharmonic Orchestra” (2015)

Canzoni:

1. Burning Love
2. It’s Now Or Never (feat. Il Volo)
3. Love Me Tender
4. Fever (feat. Michael Bublè)
5. Bridge Over Troubled Water
6. And The Grass Won’t Pay No Mind
7. You’ve Lost That Loving Feeling
8. There’s Always Me
9. Can’t Help Falling In Love
10. In The Ghetto
11. How Great Thou Art
12. Steamroller Blues
13. An American Trilogy
14. If I Can Dream

Le migliori: Bridge Over Troubled Water, Can’t Help Falling In Love, If I Can Dream