Una classe dirigente degna di questo nome non può arretrare quando c'è un momento di grande difficoltà. E neppure può far finta di nulla se alle elezioni comunali di Frosinone (importanti e strategiche sul piano politico oltre che amministrativo) esponenti del Partito Democratico dovessero non sostenere il candidato sindaco Fabrizio Cristofari. Oppure, peggio, appoggiare Nicola Ottaviani. Parole e musica di Nazzareno Pilozzi, deputato del Partito Democratico, vicinissimo a Gennaro Migliore ed esponente dell'area che fa riferimento a Maria Elena Boschi, potente sottosegretario di Stato alla presidenza del consiglio. Il ragionamento di Pilozzi non fa una grinza. Ma la domanda è: da quanto tempo il Partito Democratico in provincia di Frosinone non interviene per sanare situazioni del genere? Nulla è successo quando si sono registrate le spaccature a Veroli, Ceccano, Isola Liri e via di questo passo. Nulla è successo quando alla Provincia, correva l'anno 2014 (non 1950), ci furono due candidature alla presidenza della Provincia, quelle di Antonio Pompeo e di Enrico Pittiglio. Nulla è successo nel 2012 a Frosinone, quando si consumò la frattura che ha dato origine a tutte le altre e che ancora pesa, per esempio nei frapporti politici (non personali) tra Michele Marini e Fabrizio Cristofari. La doppia candidatura a sindaco nel centrosinistra, di Michele Marini e Domenico Marzi, mise fine ad un sistema di alleanze e coalizioni che aveva consentito al centrosinistra di vincere dappertutto.Lo ha ricordato il senatore Bruno Astorre in una recente intervista a Ciociaria Oggi, quando ha detto che con Ds e Margherita c'erano solo successi (alla Provincia, nei Comuni,alle regionali e perfino alle politiche talvolta), mentre con il Pd si registrano sconfitte che spesso assumono le proporzioni di autentiche disfatte. Nulla è successo a Cassino, dopo la sfida tra Giuseppe Golini Petrarcone e Francesco Mosillo, quando tutti sapevano che la vera frattura insanabile era tra Francesco Scalia e Francesco De Angelis, tra Nazzareno Pilozzi e Mauro Buschini, tra Domenico Alfieri e Simone Costanzo, tra Marino Fardelli e settori importanti del Pd cassinate. Nel Pd da anni succede che chi è minoranza si ribella, se ne va o comunque rema contro. E la classe dirigente del partito si ferma soltanto all'enunciazione della regola sostanziale dell'unità. Non avventurandosi mai sul terreno della sanzione politica. Perciò non basta che i duri comincino a giocare se non si vede l'ombra di una squadra.