Non è soltanto una frattura politica, è la fine di un epoca. Quella del centrosinistra in provincia di Frosinone. Almeno per come lo abbiamo conosciuto per decenni. Quando gli accordi venivano siglati da Gianfranco Schietroma (Sdi-Psi), Francesco De Angelis (Pds-Ds) e Lino Diana e Francesco Scalia (Ppi-Margherita). Su questo schema sono state costruite le vittorie di Loreto Gentile e dello stesso Francesco Scalia alla Provincia, di Domenico Marzi e di Michele Marini al Comune di Frosinone. Senza dimenticare i successi in tanti altri enti locali. Nei mesi scorsi era stato lo stesso Schietroma ad avvertire che «il centrosinistra non c’è più». Nel Partito Democratico non l’hanno preso sul serio. Un errore di sottovalutazione che è costato caro. Perché l’annuncio dei Socialisti di presentarsi con un proprio candidato sindaco a Frosinone è di quelli dai quali non si torna indietro. Ma va fatta anche un’altra considerazione: fin quando Ds e Margherita erano due partiti diversi i Socialisti non hanno avuto problemi a raggiungere accordi, anche se spesso faticosi e tormentati. Ma da quando c’è il Pd per il partito di Schietroma è tutto più complicato. Un elemento di riflessione che investe la politica delle alleanze, che per decenni ha rappresentato la forza del centrosinistra. Oggi i Democrat stanno vivendo una fase di profonda trasformazione e questo si riflette nella composizione delle coalizioni. D’altronde Walter Veltroni preferì l’accordo con l’Italia dei Valori e non con i Socialisti. Le avvisaglie c’erano tutte. Ma in provincia di Frosinone la frattura è destinata a lasciare il segno. Perché tra un anno esatto nel capoluogo si vota e il centrosinistra al momento è in ordine sparso.