Primo maggio, festa del lavoro. Ma la festa non è qui. Non in provincia di Frosinone, dove ci sono 135.000 iscritti ai centri per l’impiego, dove il crollo dell’edilizia continua inesorabilmente a divorare posti di lavoro, dove l’emergenza sociale è alle porte dal momento che a giugno centinaia di famiglie perderanno ogni tipo di ammortizzatore sociale. Ma la festa non è qui anche perché le opportunità di rilancio non sono state colte. A cominciare da Amazon, che ha deciso di investire a Passo Corese.
E i fattori di competitività delle imprese non ci sono: infrastrutture a parte (che fine ha fatto il collegamento tra la Ferentino-Frosinone-Sora e la Sora-Avezzano?), la condizione delle strade, soprattutto nelle aree industriali, è davvero da terzo mondo. La classe politica, a qualsiasi livello, assicura interventi che non arrivano mai e sottolinea che le risorse non ci sono. Ma allora quali sono le priorità? Per la Provincia e per i Comuni la manutenzione delle strade non può non essere una priorità. Poi ci sono la fibra ottica e la banda larga, che per carità oggi sono indispensabili per chiunque voglia competere. Figuriamoci per le aziende. Ma quello che emerge soprattutto è una sorta di rassegnazione. Nessuno in questa provincia crede che il trend possa essere invertito. Come sta avvenendo da qualche tempo alle elezioni, con i votanti che diminuiscono inesorabilmente. Anche questo è il segnale che la gente non ci crede più, che ritiene che tanto non ci sono differenze, che dipinge metaforicamente una notte nella quale tutti i gatti appaiono neri. Anche se non lo sono. C’è un altro fenomeno, colpevolmente sottovalutato, in provincia di Frosinone: i tanti giovani che vanno via. All’estero. Non soltanto a studiare ma pure a lavorare. Anzi, soprattutto a lavorare. Il rischio, in prospettiva, è che la Ciociaria più di altre zone possa essere destinata ad un declino lento ma inesorabile. Perché se i residenti diminuiscono (come accade da tempo a Frosinone) diminuiscono pure i consumi e la corresponsione delle tasse. Tanto per fare due esempi. Ecco perché la festa non è qui.