Donald Trump è il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti d'America. Ha battuto Hillary Clinton smentendo tutti i sondaggi (ma cosa li fanno a fare?) e "raddoppiando" idealmente il risultato della Brexit. Anche in quella occasione le rilevazioni dei principali istituti che studiano il consenso presunto avevano clamorosamente toppato. Il senatore Bruno Astorre (Pd), in una recente intervista a Ciociaria Oggi, ha detto che in questo momento storico il voto, in tutto il mondo, è influenzato da paura e rabbia. E' certamente così, ma la domanda è: perché? La vittoria di Trump rappresenta un segnale chiaro nei confronti di un certo sistema di potere che la Clinton incarna. In realtà i cittadini vogliono risposte sui temi economici, sulla gestione di un esodo, quello dei migranti, che ha proporzioni bibliche. Ma vogliono risposte pure sul quotidiano: sui posti di lavoro, sulla possibilità di immaginare un futuro, sulla sicurezza. Gli attentati che hanno sconvolto l'Europa inevitabilmente hanno pesato e continueranno a pesare nelle dinamiche elettorali. Però in ogni caso, piaccia o non piaccia, del successo di Donald Trump bisogna prendere atto. Il nuovo presidente degli Usa è atteso da scelte fondamentali. Intanto però il suo successo "spacca" il sistema, dà una scossa. Poi si può dibattere all'infinito sui motivi per i quali un miliardario come Trump sia diventato anche il punto di riferimento elettorale di operai e disoccupati a stelle e strisce. Ma intanto rappresenta una novità. Autorevolissimi commentatori politici della grande stampa nazionale hanno detto che in Italia l'unica forza politica in grado di spaccare il sistema sul modello di Trump è rappresentata dal Movimento Cinque Stelle. Proprio ieri sera Luigi Di Maio, intervistato nel corso del programma Dimartedì da Giovanni Floris, Massimo Giannini e Antonio Capranica, è stato attentissimo a rimanere in equilibrio politico. Non si è sbilanciato su un pronostico fra Trump e Clinton e nemmeno sul percorso futuro nel caso in Italia dovesse prevalere il "no" al referendum. Capranica, in particolare, lo ha incalzato invitandolo a prendere posizioni nette. Altrimenti si dà costantemente l'impressione che in realtà è ancora la scuola democristiana a dettare legge. In effetti però, anche ascoltando le dichiarazioni dei calciatori, la sensazione è che la preoccupazione primaria sia quella di non scontentare mai nessuno. Di non sbilanciarsi. Stessa cosa quando vengono intervistati artisti, cantanti e uomini dello spettacolo. Forse però la spiegazione è più semplice delle analisi complesse. L'influenza della cultura della Democrazia Cristiana continua a condizionare il Paese: maggioranza e opposizione possono coesistere all'interno dello stesso partito, del medesimo gruppo. Perfino quando si litiga, poi basta un... abbraccio. In Italia trionfa costantemente il politicamente corretto. Nessuno vince mai fino in fondo. Nessuno perde mai sul serio.