Una volta i candidati a sindaco venivano scelti da partiti e coalizioni, al termine di vertici che andavano avanti per mesi (spesso per notti intere). Poi sono arrivate le primarie, sull'esempio degli Stati Uniti e all'inizio hanno pure funzionato. Poi qulcosa si è rotto, perché le primarie si sono trasformate in una "conta" fra le varie anime dei partiti senza che ci sia un patto unitario per marciare tutti insieme. Chi perde spesso si candida per conto proprio. Anzi, "contro". Alle elezioni comunali di Frosinone doppio appuntamento a novembre: il 13 toccherà al centrodestra, il 20 al Pd. Per quanto riguarda Nicola Ottaviani, sindaco uscente, complicato pensare che non possa vincere. Si corre per il secondo posto, un po' come nel campionato italiano dove la Juventus fa corsa a sé. Per il ruolo di vicesindaco? Difficile pensarlo. Più che altro per capire chi potrà poi raccogliere il testimone politico da Ottaviani. Nel Pd invece la cosa più complicata è trovare un terreno condiviso. A sfidarsi saranno Fabrizio Cristofari e Norberto Venturi, ma la vera partita si gioca sulla squadra. Soprattutto sul fronte di Michele Marini. Evitare lo strappo dell'ex sindaco è diventato l'imperativo categorico del leader Francesco De Angelis e del segretario provinciale Simone Costanzo. Però a pensarci bene, non è che le primarie rappresentano ormai l'unica scialuppa di salvataggio per una classe politica che nelle sezioni e nei circoli non riesce a risolvere più nulla?
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