Subito dopo le elezioni di Roma, quando Virginia Raggi aveva stravinto, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti era stato individuato come l’esponente del Pd in grado di contrastare, nel Lazio, l’offensiva politica dei Cinque Stelle. La convivenza istituzionale tra il Governatore e la Sindaca della Capitale sta nei fatti, ma già nella complessa dinamica dei rifiuti si era capito che le posizioni erano antitetiche. Adesso che in Campidoglio sta succedendo di tutto e di più, è evidente che Nicola Zingaretti ha più che mai l’occasione per porsi come un “contraltare” politico molto forte. Perché alla Regione Lazio, in tre anni non c’è stata mai neppure l’ombra di una crisi e la coalizione che sostiene il presidente è di centrosinistra classico. Un’eccezione perfino nel panorama politico nazionale. E se è vero che alle elezioni regionali manca ancora tanto, è altrettanto vero che il referendum costituirà comunque un test importante, se non altro per verificare nel Lazio sia lo “zoccolo duro” del Pd, sia quanto conta l’articolato fronte avversario. Siccome poi nella politica tutto è collegato, è evidente che il referendum dirà a Roma quanto ha pesato e peserà la situazione del Comune.
Nicola Zingaretti da tempo si è ritagliato un ruolo politico forte e autonomo: con il presidente del consiglio Matteo Renzi ha adesso un buon rapporto, grazie anche alla mediazione di Bruno Astorre. E nella controffensiva che lo stesso Renzi intende lanciare nei confronti dei pentastellati, il ruolo di Zingaretti è fondamentale. In questo contesto, nel proprio piccolo, le elezioni comunali di Frosinone sono destinate ad assumere un’importanza non di secondo piano, dal momento che il Pd punta a conquistare il capoluogo. Insomma, sarà un autunno politicamente caldissimo tra referendum ed evoluzione della situazione politica romana e nazionale. In primavera poi si voterà a Frosinone. Con una temperatura  politica altrettanto torrida.