Maurizio Federico, già assessore regionale ed esponente storico del Partito Comunista Italiano, ha detto nel corso di una conferenza stampa che a suo giudizio il Pd non può essere considerato in alcun modo l’erede politico della tradizione della sinistra. Piuttosto, ha aggiunto Federico, può essere preso in considerazione come erede della Democrazia Cristiana. Nel corso della stessa conferenza stampa gli esponenti del Pci hanno sottolineato che la vera sfida è quella di riuscire ad interpretare oggi quelle istanze di protesta, soprattutto sociale, che una volta trovavano diritto di cittadinanza politica attraverso la mobilitazione delle masse. Altri tempi sicuramente. Oggi è il Movimento Cinque Stelle ad interpretare il voto di protesta e le istanze di cambiamento. Gli schemi e la storia sono completamente differenti, ma se decenni fa la contrapposizione era tra Dc e Pci, ora il duello quotidiano è tra Pd e Movimento Cinque Stelle. Con il centrodestra, però, che sta cercando di riorganizzarsi. Di fatto in Italia c’è un sistema politico tripolare, nel quale il Movimento Cinque Stelle vince ai ballottaggi con una certa facilità. La discussione vera è su questo, nel contesto del referendum e della legge elettorale. Tutti quelli che sono a sinistra del Pd stanno lottando per cercare di ricavarsi uno spazio consistente. Ma a livello locale le dinamiche sono differenti, perché le spaccature interne dei partiti non riescono ad essere assorbite dal voti di opinione. Succede anche, è il caso della provincia di Frosinone, che il Movimento Cinque Stelle a livello comunale non ottiene gli stessi risultati delle politiche e nemmeno delle regionali. Il che comporta che alla fine l’esito delle elezioni nei Comuni viene deciso da errori o spaccature, da intuizioni o accordi trasversali. Perfino dal voto “contro”. Senza considerare che gli arcipelaghi delle civiche sono ormai in netta maggioranza rispetto ai partiti tradizionali. Non era così ai tempi della Democrazia Cristiana e del Pci.