Il 3 agosto arriverà e sicuramente la visita del ministro Maria Elena Boschi rappresenterà un successo per il Pd provinciale. Una visita fortemente voluta dal senatore Bruno Astorre. Sicuramente l’area del senatore Francesco Scalia, del deputato Nazzareno Pilozzi e del presidente provinciale del partito Domenico Alfieri organizzerà nei dettagli l’incontro. Ma dopo, quando il ministro Boschi sarà andata via, il Pd provinciale dovrà fare i conti con tutte le spaccature che non vengono ricomposte e con una conflittualità che aumenta quotidianamente. L’analisi del voto continua a slittare perché sono tutti consapevoli che quando si andrà a parlare di quello che è successo a Cassino e Sora, voleranno gli stracci. La classe dirigente non riesce a delimitare i confini entro i quali tutti possono muoversi, ma entro i quali poi devono comunque stare. Altrimenti ci saranno sempre le doppie candidature a sindaco, le mancate presentazioni dei simboli, i ballottaggi che diventano delle rese dei conti. Il segretario Simone Costanzo, il vicesegretario Sara Battisti e il presidente Domenico Alfieri hanno ruoli operativi e di garanzia. E’ chiaro che fanno riferimento a delle aree politiche, ma la situazione è arrivata ad un punto nel quale non si può fare finta di nulla e cercare a tutti i costi un bilanciamento indolore. Perfino la mediazione è complicata, difficile e destinata a scontentare qualcuno. Ma ci si deve almeno provare, rinunciando sul nascere ad aspettare che siano sempre Scalia e De Angelis a trovare una “quadra”. Oppure che possano pensarci Mauro Buschini o Nazzareno Pilozzi. Dal congresso è uscita una classe dirigente legittimata dal voto dei delegati. Se ha spazi di manovra, allora li eserciti. In caso contrario ne prenda atto e allora non resterebbe che un … nuovo congresso. Ma servirebbe? Forse invece è arrivato il momento di osare. Esercitando il ruolo.

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