Sono passati tre mesi dalla mancata conferma di Isabella Mastrobuono al vertice della Asl di Frosinone. Ma i nodi della sanità ciociara sono tutti sul tappeto. Non sciolti. Le cronache quotidiane raccontano i problemi di sempre: file ai Pronto Soccorso, letti nei corridoi, personale medico e infermieristico che cerca di supplire a carenze di organico enormi, pazienti stremati dalle attese. Poi c’è anche dell’altro, a cominciare dalla “guerra fredda” tra il commissario Luigi Macchitella e i direttori amministrativo e sanitario, rispettivamente Mario Piccoli Mazzini e Roberto Testa. Una situazione che si trascina dall’insediamento di Macchitella e che certo non favorisce quel clima di unità di intenti fondamentale per l’amministrazione di una materia come la sanità. Ma quando la Regione Lazio nominò Macchitella commissario, mise in evidenza che il confronto con il territorio doveva rappresentare il valore aggiunto. In altre parole, il confronto con i sindaci. Bene, ci sono state diverse strette di mano, numerose fotografie, svariate visite nei vari reparti. Ma la sostanza? I sindaci sono stati protagonisti nell’esprimere parere politico negativo nei confronti dell’operato della Mastrobuono, ma per il resto non hanno contato. E quando, attraverso il sondaggio di Ciociaria Editoriale Oggi, si dissero favorevoli alla nomina di un direttore generale della provincia di Frosinone, nessuno li ha presi in considerazione. Men che meno la Regione. Adesso si avvicinano le elezioni comunali e alle urne andranno centri importanti come Cassino, Sora e Alatri. La sanità sarà un argomento forte della campagna elettorale. Sarebbe interessante che i cittadini chiedessero a chi si propone per guidare la città come si è espresso e cosa ha fatto in questi anni: sull’Atto aziendale e su tutto il resto. Perché delle due l’una: o i sindaci non hanno possibilità di incidere sulla sanità, oppure possono farlo. Almeno a livello di “pressione politica”. Fatto sta che nessun problema vero della sanità provinciale è stato risolto. La senatrice Maria Spilabotte ha giocato di anticipo, tornando alla carica sulla necessità che va nominato un direttore generale.
Un auspicio o un’anticipazione? Lo scopriremo solo vivendo. Altrimenti, come al solito, si sarà cambiato tutto per non cambiare nulla.