Roma, 17 gen. - (Adnkronos) - Olio di palma sostenibile: a che punto sono le aziende? Secondo il Wwf, solo il gruppo Ferrero ha saputo lanciare un segnale di incoraggiamento al mondo dell’industria dimostrando che una filiera di olio di palma sostenibile e priva di impatti sulle foreste è possibile.

L'azienda italiana ha ottenuto più di 20 punti (su un massimo di 22) nelle valutazioni che il Wwf ha fatto delle aziende in relazione al loro supporto all’impiego di olio di palma sostenibile (le "Oil Buyers Scorecard" presentate alla vigilia del World Economic Forum di Davos). A completare l’elenco delle prime 5 aziende delle Scorecard Wwf ci sono Edeka, Kaufland, L'Oréal e Ikea.

A dispetto degli impegni assunti da aziende e coalizioni industriali per eliminare la deforestazione dalla propria catena di fornitura, molte aziende sono ancora lontane dal dimostrare ai propri consumatori di poter adempiere a queste promesse. In questo elenco soltanto il gruppo Ferrero ha ottenuto più di 20 punti.

La nuova edizione del Palm Oil Buyers Scorecard del Wwf prende in esame 173 principali retailer, produttori di beni di consumo e aziende di food service in Canada, Stati Uniti, Europa, Australia, Singapore, Indonesia e Malesia.

Secondo le valutazioni del Wwf, i membri del Cgf (Consumer Goods Forum), piattaforma industriale di distributori e produttori le cui aziende aderenti si sono impegnate a eliminare gli impatti sulla deforestazione delle proprie filiere, sono in ritardo rispetto ai loro impegni su un approvvigionamento sostenibile di olio di palma.

Delle 53 aziende Cgf analizzate, solo 10 hanno mostrato impegni concreti sulla sostenibilità dell’approvvigionamento di olio di palma, rientrando nel 10% delle aziende al vertice della classifica. Sono: Ferrero, Kaufland, L'Oréal, Marks & Spencer, dm-drogerie markt, The Co-operative Group UK, Rewe Group, Mars, Friesland Campina e Nestlé.

La performance di questo gruppo ristretto di leader virtuosi, aziende che si sono impegnate ad azzerare i propri impatti sulle foreste entro il 2020, è lodevole, "ma dovrebbe essere una regola piuttosto che un’eccezione", sottolinea il Wwf che chiede ai membri del Cgf di accelerare l’attuazione di strategie per la sostenibilità dell’olio di palma e indirizzare i cambiamenti del mercato, alla luce del loro impegno a “garantire la fiducia dei consumatori e guidare un cambiamento positivo”.

Nelle sue analisi il Wwf ha preso in considerazione non solo aspetti basilari quali l’utilizzo di 100% di olio di palma sostenibile nelle filiere, ma anche azioni complementari che dimostrino l'impegno a 360 gradi. Tra queste, il sostegno ai piccoli proprietari terrieri e alle comunità, la protezione della biodiversità nelle zone più a rischio per l’espansione irresponsabile della coltivazione della palma da olio. Secondo l'analisi condotta, solo circa un quarto delle aziende prese in esame sta investendo in iniziative in aree a rischio deforestazione.

Tuttavia anche tra le azioni più basilari che ci si aspetta vengano attuate dalle aziende, i risultati sono molto deludenti. Per esempio, meno della metà delle aziende analizzate impiega 100% olio di palma certificato sostenibile, poco più di due terzi si sono impegnate ad approvvigionarsi entro il 2020 del 100% di olio di palma certificato sostenibile e di queste solo il 60% ha effettivamente raggiunto l’obiettivo dichiarato.

Infine, solo un quarto di tutte le aziende presenti nel report Scorecard chiede ai propri fornitori prodotti deforestation-free, ossia che non abbiano comportato deforestazione per la propria coltivazione. Ancora più deludente è quel quarto delle aziende che in generale non ha ancora dichiarato alcun impegno sull’olio di palma sostenibile. In questo gruppo è compreso un sostanziale numero di aziende asiatiche.