Roma, 13 nov. (Adnkronos Salute) - "Insoddisfatti per lo stipendio" soprattutto perché "non è adeguato" alle responsabilità, così 1 infermiere 'millennial' su 2 vorrebbe cambiare posto di lavoro. Sono invece "soddisfatti per la loro formazione" e per il rapporto con gli infermieri senior. E’ il quadro che emerge dal sondaggio della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) che ha intervistato gli infermieri 'under 30', il 15% dei professionisti attivi. "Al sondaggio ha partecipato un campione statisticamente significativo di giovani infermieri: l’età media delle donne è di 26,4 anni, quella degli uomini 25,9", sottolinea la Fnopi.

Dall'indagine è emerso che i giovani infermieri "non hanno problemi di occupazione, ma si rendono conto che il loro posto migliore sarebbe quello su un territorio e in una residenzialità che ancora resta indietro". Anzi, ciò che vorrebbero sarebbe proprio "una maggiore formazione in questo settore, come in quello dell’area critica, per far fronte alle emergenze dove già sono una punta di diamante e vorrebbero che questo avvenisse con vere e proprie specializzazioni". Il report evidenzia che la maggior parte (66%) si è formata nelle strutture universitarie del nord del Paese, il 18% al Centro e il 16% al Sud. I più hanno conseguito la laurea tra il 2013 e il 2018 e il 34% di loro ha acquisito anche una formazione post-base (laurea magistrale/specialistica, master di primo livello prevalentemente nell’area emergenza/urgenza, chirurgica, territoriale wound care, management).

"Per il 76% l’esperienza lavorativa va da 2 a 5 anni, solo per il 12% è superiore ai 5 anni e solo il 7% è in attesa di occupazione: il 13% è libero professionista, l’80% lavora in strutture pubbliche e private con contratti a tempo determinato (pubblico 14%, privato 16%) e a tempo indeterminato (pubblico 29%, 21% privato) - evidenzia il sondaggio - Non c’è un ambito operativo che prevale: le percentuali vanno dal 5% per l’area della salute mentale al 21% dell’ambito sociosanitario/residenzialità (10% territorio, 14% area emergenza/urgenza, terapia intensiva, 16% ambito chirurgico, 20% ambito medico)".

L'ambito clinico lavorativo in cui si registra maggiore soddisfazione da parte degli infermieri è quello dell’emergenza urgenza e terapia intensiva, settore notevolmente ambito anche da coloro che lavorano in campo medico e chirurgico. "L’82% dei professionisti lavora nella regione in cui risiede, il 5% farebbe un’esperienza all’estero. E tra i criteri che hanno orientato la scelta alla professione, motivazioni economiche a parte, c’è anche il bisogno di accrescere competenza ed esperienza", sottolinea la Fnopi.

"Il risultato della survey – spiega Nicola Draoli, responsabile per il Comitato centrale della Federazione del settore Fnopi Giovani – mette in evidenza anche criticità legate alla qualità dello specifico posto di lavoro: è l’organizzazione dei servizi che spesso non va. L’indagine è comunque uno sprone per i livelli organizzativi a riqualificare velocemente i 'setting' di lavoro residenziali territoriali per renderli attirativi e adeguati alla professione così come si rende necessario lavorare fin dal percorso formativo di base su un maggior orientamento alla territorialità e non solo al settore dell'area critica".