La casa di cura Ini Città Bianca di Veroli, centro all'avanguardia specializzato nel campo della riabilitazione motoria, neuromotoria e cardiorespiratoria, è una delle poche strutture a disporre di una piscina dedicata all'idrokinesiterapia. Da non confondersi con i classici esercizi di ginnastica in acqua, si tratta di un tipo di riabilitazione che sfrutta i vantaggi di questo elemento, uniti a quelli dati dal calore, per una riabilitazione più veloce ed efficace di quella ordinaria. È possibile accedere a questo tipo di attività riabilitativa in regime ambulatoriale, ma viene inserita anche nei percorsi di riabilitazione studiati per i pazienti che scelgono la struttura per un ricovero privato. Abbiamo approfondito l'argomento con la dottoressa Roberta Paesano, coordinatrice della fisioterapia e del poliambulatorio.

Dottoressa Paesano, in cosa consiste l'idrokinesi?
«L'idrokinesiterapia o riabilitazione in acqua, come suggerisce la parola stessa è una terapia basata sul movimento in acqua. Consiste in tecniche di trattamento che vengono attuate immergendosi in piscina con acqua riscaldata intorno ai 33 gradi, con uno scopo riabilitativo, curativo e preventivo. Si tratta di una prestazione che viene eseguita in modalità specifiche con personale qualificato per raggiungere un obiettivo, quindi per il recupero delle carenze del paziente».

Perché fare riabilitazione in acqua?
«Si sfruttano le caratteristiche fisiche dell'acqua per uno scopo terapeutico. In primis il galleggiamento, che permette di compiere dei movimenti con il minimo di sollecitazione delle articolazioni e quindi di eseguire precocemente dei movimenti che fuori dall'acqua si riuscirebbero a compiere soltanto dopo molto tempo. Inoltre con questo tipo di terapia si evitano gli inconvenienti e le complicanze di un recupero classico, quali infiammazioni, versamenti, sovraccarichi, che potrebbero generare un ritardo nel recupero funzionale. Un'altra caratteristica dell'acqua è la viscosità, che genera un rallentamento che ci permette di acquisire maggiore controllo e il riapprendimento del movimento mancante.

Quindi si può lavorare molto sull'equilibrio e sulla coordinazione, grazie anche alla pressione idrostatica, in patologie in cui questi sono carenti. Molto importante in tali processi è, poi, la temperatura. Il calore, avendo una proprietà analgesica, contribuisce a un benessere generale. L'alta temperatura, inoltre, agisce anche sul rilassamento dei muscoli e sull'aumento del flusso sanguigno».

Quali sono le modalità di accesso a questo tipo di prestazione?
«L'accesso avviene sempre previa indicazione medica, che sia del medico specialista o del medico di medicina generale. Può essere quindi eseguita sia in regime ambulatoriale sia in regime di ricovero privato. Nella nostra struttura, in genere, subito dopo una visita si stabilisce un piano di trattamento individualizzato che ci permette di definire con quali modalità trattare il paziente in acqua, per raggiungere l'obiettivo che ci chiede lo specialista. Quindi in base al tipo di problematica il fisioterapista in acqua definisce le singole sedute con una frequenza e una durata specifiche.

Solitamente si fanno sessioni da un'ora con una frequenza di due o tre volte a settimana. L'attività che organizziamo in piscina può essere eseguita individualmente o in piccoli gruppi. La terapia può essere sia assistita, in cui il fisioterapista si affianca in immersione, e questa è quella che adottiamo più frequentemente, sia guidata dal fisioterapista a bordo vasca. A seconda della tipologia degli esercizi si utilizzeranno degli ausili per favorire il galleggiamento e per dosare lo sforzo fisico del paziente in un processo di ricostruzione graduale della forza o dell'equilibrio in base all'obiettivo dell'attività di recupero».

Per quali patologie è indicato questo tipo di trattamento?
«Viene applicata per diverse esigenze riabilitative di tipo ortopedico e traumatologico, come traumi generici, traumi sportivi, recupero post operatorio dopo fratture o lesioni o dopo interventi a spalla, anca ginocchio e nell'ambito della chirurgia ortopedica. Importantissimo anche nell'ambito delle patologie neurochirurgiche, nello specifico gli interventi alle colonne. Ma anche cervicalgie, lombalgie, ernie o protrusioni possono essere trattate con questo tipo di approccio. Importante nell'ambito ortopedico e traumatologico l'utilizzo di questa metodica in fase pre intervento chirurgico, per cominciare a preparare la muscolatura a quello che sarà il lavoro da fare nella fase riabilitativa post intervento.

Un altro ambito in cui viene applicata è la reumatologia, quindi nel caso di gonartrosi, coxatrosi e tutte le malattie reumatiche ed è molto utile anche nella reumatologia. Questo tipo di terapia viene indicata prevalentemente in ambito ortopedico o traumatologico, ma è molto funzionale anche per tutte le problematiche neurologiche, come lesioni nervose periferiche, emiplegie, paraplegie, morbo di Parkinson e sclerosi multipla. Questo perché oltre al fatto che l'alta temperatura dell'acqua ha funzione miorilassante, le caratteristiche fisiche dell'acqua di cui parlavamo prima ci permettono di migliorare due fattori importantissimi nell'ambito neurologico, che sono l'equilibrio e la coordinazione.

Altre patologie per cui è indicata sono le patologie vascolari, quindi postumi di flebiti, insufficienze venose croniche e postumi di intervento chirurgico vascolare periferico. Viene utilizzata anche per sindromi ipocinetiche, quindi per il recupero delle funzioni motorie dopo prolungate immobilizzazioni, e nelle patologie pediatriche, come paralisi cerebrale infantile, displasia d'anca, lesione del plesso brachiale, scoliosi dell'infanzia o dell'adolescenza. Per i bambini in questo modo si coniuga il setting riabilitativo con quello ludico e ciò risulta molto funzionale».