Roma, 6 ott. (Adnkronos Salute) - Il ritardo negli screening, causato dalla pandemia di coronavirus, rischia di far aumentare i casi di cancro del colon retto che in Italia, secondo i dati Aiom-Airtum, nel 2018 è stato diagnosticato a circa 28.800 uomini e 22.500 donne. L'implementazione degli esami di screening attraverso il test del sangue occulto fecale ha dimostrato di essere in grado di ridurre l'incidenza e la mortalità nelle popolazioni controllate, di età compresa tra 50 e 69 anni. L'epidemia da coronavirus rischia però di rallentare gli importanti risultati sinora ottenuti. A lanciare l'allarme è la Società italiana di gastroenterologia ed endoscopia digestiva (Sige), in occasione della pubblicazione di uno studio recentemente condotto dall'Università di Bologna.

"Lo studio - sottolinea Luigi Ricciardiello, professore di Gastroenterologia dell'ateneo bolognese e consigliere Sige - ha dimostrato che ritardi negli screening superiori ai 6 mesi porterebbero a un aumento dei casi in stadio avanzato e che, per ritardi superiori ai 12 mesi, la mortalità a 5 anni aumenterebbe del 12%". L'esperto evidenzia dunque l'importanza della diagnosi precoce. Il numero dei pazienti colpiti da cancro del colon retto è infatti costantemente diminuito nel tempo grazie alla capillare attività svolta dai centri screening regionali e dai centri di endoscopia digestiva dove sono erogate le colonscopie.

"La ricerca in ambito endoscopico, con la finalità di prevenire e trattare il cancro del colon retto in modo più preciso ed efficace, ha portato allo sviluppo di tecnologie di intelligenza artificiale - dichiara Alessandro Repici, professore di Gastroenterologia di Humanitas University, responsabile di Endoscopia digestiva dell'Irccs Humanitas di Rozzano (Milano) e membro del Consiglio direttivo della Sige - Queste nuove tecniche, oltre a consentire una maggiore precisione e una conseguente riduzione del carico di lavoro, permettono di differenziare le lesioni tumorali in base alle caratteristiche macroscopiche o vascolari e, in generale, una loro migliore rilevazione".

Purtroppo la pandemia da Sars-CoV-2 ha determinato un arresto dei programmi di screening, sia in Italia che all'estero, dovuto ai lockdown ma anche alla necessità di riorganizzare i servizi e fare fronte all'emergenza. E' quindi fondamentale sensibilizzare costantemente la popolazione a sottoporsi all'esame del sangue occulto fecale poiché lo screening salva la vita. "L'attività di screening - conclude Maurizio Vecchi, professore di Gastroenterologia presso l'Università degli Studi di Milano e componente del Consiglio direttivo Sige - deve rimanere prioritaria sulla popolazione in virtù dell'alta incidenza della malattia sul nostro territorio, eventualmente anche attraverso percorsi alternativi che ne facilitino l'erogazione".