Roma, 15 giu. (Adnkronos) - A sentire il 'padre' delle primarie, Arturo Parisi, il crollo dell'affluenza a Torino -e i timori per un rischio analogo a Bologna e Roma- non è imputabile al tramonto di uno strumento di partecipazione come quello dei gazebo. Le ragioni vanno cercate altrove. "Non sono le primarie di Torino -dice il professore ulivista all'Adnkronos- ad appesantire il mio sconcerto di fronte alla fine che la dirigenza Pd sta facendo fare allo strumento che continua a ricondurre con esibito orgoglio al Dna del partito".

Parisi, quale è la sua valutazione sulla scarsa affluenza alle primarie torinesi? "Da lontano, e da elettore Pd, posso solo dirle che di fronte all'alternativa tra il dare seguito alla spinta della dirigenza romana che invitava ad un voto a favore di un accordo organico con i i 5S, e la spinta della dirigenza locale che sosteneva il candidato più ostile a questo incontro, mi sarei sentito anch'io disorientato. Tanto disorientato da preferire di non votare del tutto. Nonostante la possibilità di ragionarci con tutta calma per i due giorni di voto, e la possibilità di votare online".

"Concordo tuttavia con Fassino che, di fronte all'indiscutibile crollo della partecipazione, ricorda come, per quanto pochi siano stati i votanti, le dodicimila persone che si sono recate ai seggi sono di gran lunga superiori a quelle che qualsiasi partito riesce a coinvolgere in una decisione in persona, per non parlare, aggiungo io, di quelle finora coinvolte sulla piattaforma Rousseau dai cultori per eccellenza della democrazia diretta", sottolinea Parisi.