Se la mobilitazione sindacale su Cassino Plant si fa sentire, quella locale - intesa almeno come parvenza di mobilitazione - fa acqua da tutte le parti.
E' chiaro, l'impegno sindacale si incardina nella mission della rappresentanza di categoria anche se l'appello della Cisl di sabato scorso era addirittura rivolto a costruire un'alleanza tra sindacato e imprese del settore, con il coinvolgimento anche delle diverse associazioni di rappresentanza degli industriali, per definire un patto condiviso e mirare a interventi finanziari precisi da avanzare al Governo Draghi.
Ma sul piano locale si vive discretamente in una sorta di deserto dei Tartari, pur non sentendo il "calore" afoso dei rischio produttivo e occupazionale. Spaventerà, forse, il gigante Stellantis ma almeno qualche tentativo congiunto tra territorio e regione potrebbe contribuire al pressing sul Governo per reindustrializzare il Paese o almeno per "buttare" un occhio all'area industriale del basso Lazio dove viaggia l'Alfa Romeo e pure la Maserati. Una terra che ospita uno dei siti produttivi più all'avanguardia del gruppo e un segmento che non ha doppioni nell'universo Stellantis.
Solo per fare alcuni esempi: consulte accalorate ma inefficaci. Lettere al ministero e fotografie nitide - da parte dei sindaci - del dramma sociale che si riversa in tutti i comuni della provincia, cassinate in primis, ma improduttività sul lato pratico. Tavoli regionali ben immaginati e strutturati ma, allo stesso tempo, svaniti! O, comunque, poco incisivi nelle politiche nazionali dove si dovrebbe andare a giocare la partita del futuro industriale di un intero sistema-Paese. Una sfida che può impoverire un territorio o rimetterlo in pista. Uno slancio politico e istituzionale che viaggia come le linee di montaggio, a rilento! In realtà, sull'enorme realtà produttiva del basso Lazio si parla molto e si incide poco!