TORINO (ITALPRESS) – Intesa Sanpaolo chiude il semestre con tre miliardi di utile, l’obiettivo di arrivare almeno a quattro a fine anno e salire fino a cinque miliardi per tutto il 2022. L’anno prossimo è anche quello del nuovo piano industriale quadriennale, cui il Ceo Carlo Messina sta lavorando. Una boccata d’ossigeno fondamentale per i grandi soci della banca, ovvero l’insieme delle fondazioni di origine bancaria, che oltre a mantenere in piede il terzo settore in Italia, dovranno anche indicare i componenti del nuovo Cda della banca per il triennio 2022-2025. Le grandi manovre sono già cominciate tra Compagnia di San Paolo e Cariplo, le vere king maker, dopo l’estate si entrerà nel vivo. Gli intrighi bancari però non finiscono qui, anche se la fusione tra Mps e Unicredit non sembra però interessare Messina. “Non saremo d’ostacolo, tutto ciò che stabilizza il sistema bancario e consente un’accelerazione della crescita, senza scossoni finanziari, è un valore. Rimuovere delle componenti che hanno bisogno di supporto, è positivo. Non vedo criticità per noi”. Specialmente dopo la fusione con Ubi, che seppur condotta nei primi mesi della pandemia, si è conclusa positivamente e genererà effetti positivi sul gruppo, anche nei prossimi anni, senza intaccare l’occupazione. Per Intesa Sanpaolo in Italia non c’è spazio per crescere, all’estero invece si cercano “piccoli target nel private banking all’Estero” spiega Messina. Boutique finanziarie e niente sportelli dunque. Nel frattempo, la banca macina ottimi risultati aumentando i crediti a imprese e famiglie, riducendo al contempo i crediti deteriorati. Se poi come sembra, l’economia spiccherà il volo superando il più 5% di Pil, le prospettive diventano ottime. Due i focus del nuovo piano: wealth management e settore protection, leggi assicurazioni. “Questi sono i settori vincenti delle altre grandi banche europee” ha spiegato Messina. Oltre all’utile, in crescita del 17,8% rispetto al 2020 del lockdown, va bene anche la gestione operativa in aumento del 5,9%, mentre la patrimonializzazione è largamente superiore ai requisiti normativi, con Common equity Tier 1 ratio pro-forma a regime al 15,7%. Bene commissioni e interessi, segno che l’economia delle famiglie e delle imprese si è rimessa in moto. Discorso a parte la liquidità della banca, che resta altissima: al 30 giugno quella prontamente disponibile pari a 181 miliardi di euro, cui si aggiungono altre attività liquide per 323 miliardi di euro. La raccolta diretta da clientela è costituita per l’83% dalla componente retail. La ricchezza delle famiglie quindi resta elevata. “Con Draghi e Mattarella, il nostro Paese si sta muovendo nella giusta direzione, ma non possiamo non guardare a povertà, e disoccupazione causate dalla pandemia”, ha sottolineato Messina. “Dobbiamo fare in modo, che i punti di forza della nostra economia guardino all’economia reale. Con il Pnrr c’è modo di ridisegnare il sistema produttivo del Paese”. E un contributo lo darà anche Intesa Sanpaolo, che vuole essere “un punto di riferimento per una crescita sostenibile e inclusiva grazie agli oltre 400 miliardi di prestiti a medio e lungo termine che renderemo disponibili a imprese e famiglie nell’arco temporale del Pnrr”.
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