ROMA (ITALPRESS) – Il settore rifiuti in Italia si sta avviando verso una serie di riforme strutturali ma restano ancora tante difficoltà da superare, soprattutto gli investimenti per fronteggiare il fabbisogno impiantistico, l’abbattimento dei tempi e lo snellimento delle procedure autorizzative, l’accettazione sociale, il processo di governance locale e il superamento della frammentazione gestionale. Questa la fotografia scattata dal Green book 2020, il rapporto sul settore dei rifiuti urbani in Italia a cura della Fondazione Utilitatis e promosso da Utilitalia. In questa ottava edizione si evidenzia come (dato 2018) la produzione di rifiuti urbani e assimilati ammonti a circa 30 milioni di tonnellate all’anno, mentre i rifiuti speciali si attestano a 130 milioni di tonnellate. L’Italia ha un tasso di riciclaggio dei rifiuti urbani compreso tra il 45,2% e il 50,8%, comunque al di sopra della media europea del 47%. Il conferimento in discarica arriva invece al 22%. L’intero comparto ha un fatturato di oltre 10 miliardi, in gran parte derivato dalla tariffa rifiuti, e un numero di addetti che supera le 95mila unità. Alcune stime – elaborate da Utilitalia – prevedono nei prossimi anni un fabbisogno di investimenti per circa 8 miliardi, necessari per la realizzazione di impianti, per introdurre la tariffa puntuale a livello nazionale e incrementare la raccolta differenziata sia nelle quantità che nella qualità.
“Il Green Book – commenta il presidente di Utilitatis, Federico Testa – si conferma la monografia di riferimento nel settore dei rifiuti urbani. I dati raccolti e presentati mostrano segnali incoraggianti di sviluppo del settore, evidenziando le ultime novità normative e regolatorie, nonchè gli effetti avuti dalla pandemia in corso”. Per il vicepresidente di Utilitalia, Filippo Brandolini, “lo studio evidenzia l’importanza di una gestione industriale dell’intero ciclo dei rifiuti, la necessità di realizzare impianti soprattutto al Centro-Sud e l’urgenza di superare le frammentazioni gestionali”.
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