Dallo stadio "Benito Stirpe", durante la conferenza mattutina di presentazione del nuovo progetto del Frosinone Calcio di crowdfunding, il presidente Maurizio Stirpe affronta un altro gravoso problema, quello in cui staziona il calcio italiano, in un acquitrino da cui si fa sempre più difficile emergere. Dopo le dimissioni di Tavecchio, la situazione non muta certo per automatismi, come spiega il numero uno gialloblu: "Il problema del calcio italiano è annoso, ha tante criticità - afferma Maurizio Stirpe. E' un problema che non si risolve facendo dimettere Tavecchio dalla carica di presidente della Figc, se dietro non c'è una progettualità. Noi ci accingiamo a vivere questa fase di rinnovamento partendo dallo zero assoluto. C'è stata solo una voglia di giustizialismo che agita il Paese in ogni suo aspetto, ma manca l'humus. Ci sarebbe piaciuto, come Lega di serie B, partecipare a questo consiglio federale: le cose sono precipitate e adesso ci troviamo con il movimento del calcio completamente decapitato. Il calcio deve ripartire da una più equa ripartizione delle risorse: non è possibile che la mutualità, certo non improntata da Tavecchio, ma da un governo e da un ministro che si chiamava Melandri e che fece la legge attualmente in vigore, dà il 10% a cascata sul sistema, quando invece, ad esempio, in Germania solo la serie B usufruisce del 19%. Qui parliamo di un 10% da dividere invece tra tutte le componenti. Dobbiamo ripartire da una diversa distribuzione: non basta quello che ha fatto il ministro Lotti a fare aumentare dal 40% al 50% gli appannaggi della serie A; bisogna mettere mano al problema di quello che deve dare la A alla serie B, alla serie C e alle altre componenti. C'è il problema dei vivai, c'è quello delle infrastrutture e non in ultimo quello della composizione del consiglio federale: non è possibile che la serie A pesi il 12%, che è poi quella che fa vivere il sistema, che la serie B pesi il 5%, mentre la serie C il 17% e che quindi questa lega, assieme ai dilettanti, potrebbero determinare la governance del calcio italiano ed estromette di fatto gli attori che producono il valore e i ricavi in questo sport. E questo non lo ha fatto Tavecchio. In ultimo voglio concludere con la legge 91 che tutela i giocatori, secondo me troppo. Tommasi, ad esempio, come chiede le dimissioni di Tavecchio, dovrebbe anche lui alzarsi dal tavolo e andare via; in egual modo Ulivieri. Si cerca sempre un capro espiatorio, come da cultura della nostra nazione, una cultura che va cambiata. Noi dobbiamo seguire un'altra strada: collegare società, territorio e tifosi in una filiera che sia portatrice di valori e principi sani, etici. Come sono tutelati i calciatori non è tutelato nessun lavoratore subordinato in Italia. Vogliamo cambiare il calcio? Iniziamo a fare le cose che si sarebbero dovute fare da tempo, declinando interessi personali. E' da qui che si deve ripartire ed è il Coni che deve pensarci".