Ripartire dalla propria storia per scrivere una nuova storia. Dopo anni di appelli caduti nel vuoto da parte di addetti ai lavori e dei tifosi soprattutto, il Frosinone Calcio ha deciso di operare un profondo restyling del proprio stemma sociale. Una notizia da accogliere con favore, così come è una buona notizia quella secondo cui ad occuparsi del rifacimento sarà l'Accademia di Belle Arti di Frosinone. Una garanzia. Si sa i simboli raccontano storie. Sono la cifra dei valori intorno ai quali una comunità si riconosce e si identifica. Riassumono, in pochi elementi, le tradizioni di una città, di un gruppo di persone e anche di un club sportivo.

Nel calcio hanno fatto il loro esordio nei media nel 1928. Con precisione il 10 ottobre, quando il celeberrimo Carlin, al secolo Carlo Bergoglio, giornalista, scrittore e disegnatore, propose sulla prima pagina del "Verdolino", il nomignolo con cui era identificato all'epoca il "Guerin Sportivo", storica e gloriosa testata periodica sportiva, la sua "Araldica dei Calci". Si trattava di una sua personale rassegna di stemmi delle squadre di calcio associate ad un animale. Nacquero, così, la zebra della Juventus, la gallina e il galletto del Padova e del Bari, il canarino del Modena, l'orso dell'Alessandria. Carlin per le sue creazioni si rifaceva ai tradizionali simboli cittadini o a leggende o a fatti storici, oppure ad immagini suggerite dal "carattere" della squadra. Non tutte le creazioni e le rivisitazioni di Carlin furono, però, accettate dai lettori del "Guerino" e dalle società.

I fiorentini, ad esempio, non gradirono mai il grillo proposto da Carlin, così come i laziali non videro di buon occhio il bufalo che il disegnatore inventò perché vedeva in quell'animale la migliore rappresentazione della irruenza, della capacità di travolgere e della potenza della squadra biancoceleste. E il Frosinone? In quegli anni il calcio giallazzurro muoveva i suoi primi passi e i palcoscenici frequentati non erano tali da meritare le prime pagine dei giornali sportivi nazionali. Il nomignolo che accompagnava le imprese dei giallazzurri, agli albori, non era "canarini" bensì "leoncelli" e lo stemma sociale della compagine frusinate non poteva, quindi, non essere il leone rampante che campeggiava sia nello stemma comunale, sia in quello provinciale che, alle tradizioni storiche del suo capoluogo, si è fortemente ispirato.

Il leone fece il suo debutto documentato nel 1906 sullo statuto della Unione Sportiva Frusinate. Lo stemma era identico a quello del Comune; sulle maglie arrivò nella stagione agonistica 1945-1946, nel primo torneo disputato dopo la conclusione del secondo conflitto bellico. Su uno scudo di tipo francese antico campeggiava il leone rampante delineato con filo blu su sfondo giallo. Era una versione molto artigianale e anticipava di almeno un ventennio quello che sarebbe stato lo storico stemma per circa trent'anni: scudo gotico bipartito giallo e azzurro e leone rampante argentato. Poi arrivarono altri ritocchi. Addirittura ad un certo punto tornò a comparire lo stemma comunale fino ad arrivare all'attuale foggia, che merita alcune considerazioni. L'attuale logo, secondo una dizione poco elegante entrata in uso nei tempi, dopo un profondo restyling, è usato dal 2005-2006. Su uno scudo azzurro si staglia un leone argentato con fascia attraversante gialla e azzurra. Uno stemma come tanti, se non fosse che il leone rampante oggi utilizzato dal Frosinone, sembra con tanto di marchio depositato, ha una straordinaria somiglianza con quello usato dal Brescia dal 1991 al 2011 dal quale si differenzia solo per il colore. Una "svista", diciamo, del grafico che non vogliamo dire che abbia copiato, ma che si è ispirato, forse, un po' troppo all'originale bresciano. Però, adesso, inizia una nuova storia.