Il passato è storia, il futuro è mistero. Il presente è un Frosinone forse al culmine dell'onda discendente che in un campionato così lungo può ripetersi ciclicamente. L'importante è venirne fuori. Trasformare la delusione in energia positiva e rimettersi a correre. In difficoltà il Frosinone nella sua lunghissima rincorsa alla Serie A ci si è già trovato. Uno dei primi punti critici fu la sconfitta casalinga con il Perugia. Arrivò la reazione. Ancora, in ordine temporale: il ko con la Salernitana, poi il doppio stop Vercelli-Entella. Ma una squadra che ha battuto per due volte la capolista Spal, che ha battuto il Verona, che ha rifilato gol a valanga al Bari e al Benevento, ormai ha gli anticorpi per poter combattere qualsiasi malanno di stagione. Basta un po' di convalescenza, vitamine e sali minerali e poi potrà rimettersi in marcia. Certo i tre pareggi precedenti la gara di ieri un campanellino d'allarme l'avevano fatto suonare. Alla fine però il Verona marciava a ritmi ancora più lenti e quindi la mancanza di vittorie non pesava più di tanto in ottica classifica. Adesso però, con la sconfitta rimediata dal Novara, le energie da mettere in campo alle prossime gare, che diventano sempre di meno in questo appassionante rush finale dove il gruppetto delle tre di testa ha comunque preso il largo ed ormai è irraggiungibile dal plotone che insegue, dovranno essere raddoppiate, triplicate, quadruplicate.
Non ci si potranno permettere altri passi falsi, non si avrà il tempo materiale per respirare. Testa sott'acqua e bracciate lunge e ritmate, le vasche da affrontare sono ancora tante, ci vorrà più testa che gambe. Bisognerà saper soffrire. Bisognerà adattarsi alle situazioni. Lo spazio per il bel gioco, per la manovra, per la tattica, si contrarrà. Saranno sempre più pesanti gli episodi, a favore o a sfavore.
Ma tutto questo fa parte del domani, che, come dicevano in Kung Fu Panda, è il mistero. Al passato appartengono le vittorie, le belle prestazioni, le giocate ed i gol di Ciofani e Dionisi. L'acume di mister Marino, il cambio di modulo, le partenze e gli arrivi di gennaio.
Sul presente, che non è un... presente, che non porta in dono punti al Frosinone, si può dire tanto e non dire nulla. Giusto un paio di riflessioni a margine: quella di ieri è la classica giornata storta, una di quelle partite stregate in cui la palla non entra mentre agli avversari riesce tutto facile? Si e no. Al Frosinone riesce difficile manovrare con disinvoltura e le ripartenze sono più lente del solito. Il Novara ha un Galabinov che fa reparto da solo e che quasi da solo vince la partita, con l'assistenza di Macheda. I due tengono palla e non vengono (quasi) mai anticipati, riuscendo a duettare e a scambiare con gli accorrenti centrocampisti. Che cosa andava fatto? Lo sa solo mister Marino. Solo lui può sapere se magari cambiando modulo prima che le uova si rompessero per fare la "frittata" di Pasquetta, potevano essere sistemati in modo diverso in campo i canarini.
Ma quasi sicuramente non sarà stato questo il problema dei giallazzurri, piuttosto la quantità di benzina presente nei serbatoi di ognuno degli atleti. Forse (personalissima opinione di chi scrive) è il prezzo da pagare ad un turn-over che non c'è mai stato in stagione.
Che la stanchezza potesse affiorare all'improvviso impedendo di raddrizzare partite che a inizio o a metà campionato il Frosinone avrebbe raddrizzato (eccome!) senza andare in affanno ed esaurire le idee, poteva e deve essere messo in preventivo. Ma come gridava il pubblico anche dopo questa pesante sconfitta: questa è gente che non molla mai. Non molleranno loro, non mollerà la squadra... Gli avversari stiano in guardia.