Il calcio che ci piace raccontare è quello che si svolge sul rettangolo di gioco e non nelle aule dei tribunali. La gara Arpino-Itri, sospesa lo scorso 15 ottobre 2017, a distanza di oltre un mese non trova la parola fine e ciò rappresenta un dato molto triste per chi considera il calcio solo e soltanto uno sport. Sport da vivere in compagnia, in allegria, nel rispetto delle regole, degli avversari, dei tifosi, delle terne arbitrali, senza travalicare alcuna delle regole stabilite.
Per dovere di cronaca e per far comprendere meglio l'evoluzione dell'assurda vicenda, ripercorriamo insieme le tappe che ci hanno portato a quest'oggi: all'87' del match tra Arpino ed Itri, il direttore di gara, la signorina Sara Mainella della sezione di Roma 1, è stato costretto a sospendere l'incontro per i motivi che ci sono stati spiegati dal dirigente dell'Arpino, Lucio Martino: «Per un brutto fallo di Flore ai danni di Protano, al minuto 87, l'arbitro ha espulso il calciatore pontino. Altobelli, suo compagno di squadra, lo ha rincorso con toni minacciosi prima di essere bloccato dai compagni di squadra e da due nostri tesserati. Ritenendo che non sussistevano più le condizioni necessarie per andare avanti, il direttore di gara ha deciso di sospendere definitivamente l'incontro sul risultato di 1-1».

Tenendo conto di come si erano svolti i fatti il tre a zero a tavolino per i bianco-rossi arpinati sembrava scontato. Ed invece, il Giudice Sportivo, attraverso il comunicato numero 135 del 2-11-2017 ha stabilito quanto segue: "Esaminati gli atti ufficiali rivela che il calciatore dell'Itri Gregorio Altobelli a seguito dell'espulsione di un proprio compagno di squadra, rivolgeva all'arbitro espressione offensiva. Alla notifica del provvedimento disciplinare lo avvicinava con atteggiamento minaccioso costringendolo ad arretrare di circa dieci metri. Nonostante fosse trattenuto dai compagni di squadra reiterava altre offese e minacce. L'arbitro impaurito da tale atteggiamento correva precipitosamente verso gli spogliatoi seguito dagli assistenti arbitrali. L'arbitro, a seguito di tale episodio riferisce di essere rimasto turbato e traumatizzato. Pertanto, trovandosi in uno stato di shock e temendo per la propria incolumità decretava la sospensione definitiva della gara sul punteggio di 1-1. Questo Organo Giudicante ha attentamente valutato il reclamo in questione e l'atteggiamento posto in essere dal calciatore Altobelli e ritiene che l'arbitro non ha subìto violenza fisica, bensì proteste verbali con atteggiamento minaccioso e trattasi di un gesto isolato di un calciatore, che era stato bloccato e accompagnato negli spogliatoi. Inoltre, intervenuta la Forza Pubblica peraltro presente, l'arbitro poteva riprendere la gara. Pertanto avvalendosi del dispositivo di cui all'art. 17 comma 4 lett. a) delibera: - di accogliere il reclamo proposto dall'Itri; - di ordinare la ripetizione della gara dando mandato al Comitato Regionale Lazio per gli adempimenti di competenza".
A seguito di questa assurda sentenza, la società del presidente Paolo Di Rienzo ha immediatamente presentato ricorso in Appello.

Attraverso il comunicato numero 161 del 17-11-2017 la Corte Sportiva di Appello Territoriale ha deliberato di respingere il reclamo arpinate, confermando la decisione impugnata ed in un successivo comunicato verranno pubblicate le relative motivazioni. Sconcertata per ciò che sta accadendo la società dell'Arpino Calcio non è assolutamente intenzionata ad arrendersi e proseguirà la propria battaglia in tutte le sedi opportune. Queste le parole del presidente Paolo Di Rienzo: «Si tratta di una sentenza vergognosa e dopo la riunione che si è avuta l'altra sera in società c'è la ferma intenzione di non mollare; andremo avanti ad oltranza per far valere i nostri diritti. Ho già contattato il nostro legale per preparare la documentazione necessaria per fare ricorso alla C.A.F. (Commissione d'Appello Federale). Non si tratta della questione di uno o tre punti in più in classifica ma di rispetto visto che gli unici danneggiati in tutta questa vicenda siamo stati noi nonostante abbiamo evitato il peggio con il nostro tempestivo intervento. Inoltre, in Federazione non si sono resi conto della gravità di una simile sentenza se dovesse diventare definitiva in quanto creerebbe un precedente pericoloso. La nostra posizione è chiara: attendiamo le motivazioni della sentenza della Corte d'Appello per poi muoverci di conseguenza. Per noi il calcio rimane sempre e soltanto uno sport e per questo motivo vogliamo tutelarlo».
E che la giustizia faccia il suo corso.