Un pane delizioso con una leggera salatura grazie al sale rosa dell’Himalaya, fatto con farina di Kamut e orzo, farcito con salsiccia di bufalo, ovvero un salume senza conservanti ricco di ferro e a bassissimo contenuto di colesterolo, immancabile la Steccata di Morolo, un formaggio a pasta filata semistagionato, con latte vaccino laziale senza conservanti, tutto condito con olio e salse, aggiunti il carciofo e il peperone di Pontecorvo, ma anche tanti altri ingredienti che insieme o abbinati a scelta del palato, possono fare della bontà un successo territoriale, e il Panico ciociaro è servito.

Un prodotto unico e inimitabile, gustato ieri, in più versioni, ma tutte amalgamate dai prodotti genuini di chi ha unito le idee, le specialità per un marchio unico, quello del Panino ciociaro. E ieri nella Caciosteria Scarchilli di Morolo è stato presentato ufficialmente. Un logo armonioso, semplice, lineare dove prevalgono due lettere: la P di pane e la C di cacio e Ciociaria. Un “riccio” in un abbraccio che avvolge il panino e il suo contenuto che raccoglie eccellenze ciociare. Un marchio nato dall’incontro di alcuni produttori che con coraggio hanno deciso di unire le loro storie per far conoscere al resto del continente sapori, tradizioni e innovazioni del comparto agro-alimentare “made in Ciociaria”. Storia agricola di pari passo con le tradizioni culinarie di quella parte della Ciociaria che va dall’altopiano dei Monti Lepini fino alla Valle dell’Amaseno.

L’eccellenza non è solo questione di gusto; è pratica artigianale, conoscenza del territorio, memoria del passato. Lo sanno bene l’Azienda Scarchilli con la Steccata di Morolo, l’Azienda zootecnica Lauretti con la Salsiccia di Bufalo della Valle dell’Amaseno, Gusto Antico e il suo pane a lievitazione naturale hanno gettato i primi semi, subito raccolti da Quattrociocchi e il suo prezioso olio, dalle Aziende Rocca e Agnoni con Massimo Caporusso e Nazzareno Guidi. E infine, Dolcemascolo con l’intramontabile maritozzo.

Gli imprenditori del gusto hanno ideato e poi realizzato con successo un format che rappresenta la biodiversità in chiave gourmet del territorio, affidandone l’alchimia all’astro nascente della gastronomia ciociara, lo chef Felice Santodonato. Grazie a questi ingredienti straordinari e all’impegno dei loro produttori è nato il marchio Panino Ciociaro, un laboratorio g-local per far conoscere la vocazione agroalimentare della Ciociaria, attraverso la formula della ristorazione outdoor e itinerante. Chiaro il riferimento al movimento Slow Food: la condotta di Frosinone di fatto ha “battezzato” il Panino Ciociaro. Il presidente regionale di Slow Food Stefano Asaro e Francesca Litta dei “Territori del cesanese” hanno sottolineato l’idea semplice e vincente che ha fatto della territorialità un punto di forza. Tra i presenti anche il presidente della Camera di Commercio, Marcello Pigliacelli il quale complimentandosi con i produttori rimarcando che non è facile passare dall’io al noi, ha detto che il Panico Ciociaro ha vinto la sfida con la bontà. Una serata gustosa, dal sapore unico quella di ieri, rallegrata dalle note del nuovo disco dei Brigallè.