Dopo tanti anni passati a subire sentenze che condannano a pagare, finalmente una che dispone di ricevere soldi. Lo dice la sentenza emessa dal giudice onorario del Tribunale di Cassino Domenico Tirozzi in merito alla causa civile che ha visto il comune di Atina chiamare in giudizio insieme la Regione Lazio e l’Asl di Frosinone.

L’argomento oggetto di causa verteva sull’indebito arricchimento che aveva favorito la regione Lazio nella vicenda degli espropri dei terreni per la costruzione del presidio ospedaliero costruito in località Guazzoli, nella frazione di Ponte Melfa. La Regione Lazio è stata condannata a pagare in favore del Comune di Atina una somma di poco superiore a 140.000 euro, oltre interessi e rivalutazione monetaria che porterebbe il totale a sfiorare i 200.000 euro.

Tutto ebbe inizio nel 1983 quando la Regione Lazio, approvato il progetto del nuovo presidio (un miliardo e 400milioni di lire) chiese al comune atinate di procedere agli espropri dei terreni, cosa che fece autorizzando l’allora Usl Fr/8 di Atina a occupare in via d’urgenza, per un periodo massimo di cinque anni, i terreni interessati. Solo che nei successivi cinque anni nulla accadde e allora, nel 1999, i proprietari dei terreni espropriati (“in via d’urgenza”) ottennero il relativo risarcimento: quasi 230 milioni di lire. Nel formulare la sua decisione, il giudice Tirozzi ha accolto parzialmente la richiesta del Comune di Atina in quanto quest’ultimo “è stato inadempiente nell’attivarsi tempestivamente per il risarcimento ai proprietari dei terreni espropriati” e, più avanti, si legge che nulla deve la Asl perché “i pregressi rapporti creditori e debitori delle soppresse Usl spettano alle stesse Regioni”.

In conclusione, il giudice rileva “un ingiustificato arricchimento da parte della Regione Lazio che ha delegato al Comune di Atina la realizzazione delle opere e che ha dovuto sopportare tutti gli oneri finanziari per le opere da realizzare e per indennizzare i proprietari per l’esproprio”.