Va in tv per denunciare le liste di attesa interminabili per fruire di visite specialistiche presso ospedali pubblici. Protagonista della battaglia il cepranese Alberto Zompanti che, dopo la denuncia del disservizio nel programma “Mi manda Rai Tre”, nella puntata del 16 giugno scorso, ora scrive alla Asl e all’assessorato regionale sanità richiedendo l’applicazione della disposizione che vieta la sospensione delle attività di prenotazione. In particolare quello che chiede il signor Zompanti è l’applicazione dell’articolo 1, comma 282 della legge 266/2005 che vieta la sospensione delle attività di prenotazione pena sanzioni amministrative da 1000 a 6000 euro a carico di tutti i responsabili.

Il cittadino sostenne analoghe proteste nel 2013, anno in cui fu costretto a ricorrere ad esami diagnostici in strutture private, di cui poi chiese rimborso alla Asl. Le sue segnalazioni alla Asl scritte all’epoca, stando al suo racconto, rimasero morte, oggi Zompanti riprende la sua battaglia reputando che il diritto all’assistenza sanitaria sia inviolabile e soprattutto convinto che chi necessita di esami e controlli non debba essere abbandonato e costretto ad attese interminabili e rischiose o, se può, obbligato a ricorrere al privato!

Dopo il suo intervento in televisione Zompanti è diventato il punto di riferimento di tanti altri cittadini che lo stanno contattando in quanto vittime degli stessi disservizi. «Sta nascendo una sorta di comitato spontaneo - spiega Zompanti - che riunisce cittadini stanchi di disagi intollerabili nel delicato settore sanitario. Le attese sono assurde per fruire di esami diagnostici e visite specialistiche e spesso non si ha abbastanza tempo per aspettare, per cui chi può si rivolge alle strutture private, ma chi non può permetterselo è costretto a subire adeguandosi a ogni costo».

Il problema è di vecchia data, la gente è stanca di disservizi e soprattutto di impegni assunti che di fatto non si concretizzano, perchè si era parlato di gestione efficiente delle liste di attesa, ma solo in teoria, in pratica la gente è costretta a subire inefficienza ed indifferenza, eppure parliamo di servizi primari e soprattutto di un sacrosanto diritto: il diritto alla salute.