Quasi dieci milioni di ore di cassa integrazione, una diminuzione delle contrattualizzazioni e un incremento dei voucher venduti. Questa la situazione del Lazio nel primo trimestre 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015, secondo i dati elaborati dalla Uil nazionale e di Roma e del Lazio.

Attualmente sono oltre 40 mila i cassaintegrati della regione. Un numero che vede Frosinone capofila non solo della nostra regione, ma anche in Italia per incremento delle ore di cig. Incremento che raggiunge in totale il +665,1% rispetto al 2015, dovuto prevalentemente all’aumento delle ore di cassa straordinaria (+1.641%); ore che aumentano anche nel confronto mensile marzo/febbraio 2016. Tradotto in numeri nel Lazio rispetto allo stesso trimestre del 2015 ci sono 9.500 cassintegrati in più. Fanno eccezione le altre province della regione che nel confronto tra trimestre registrano tutte un decremento tra il 10% di Rieti e il 52% di Latina.

Che nel Lazio, e specialmente nel Frusinate, la situazione abbia ormai raggiunto livelli drammatici, è certificata dalla Uil. Le percentuali sono impietose. Non servono alchimie di parole per capire che c’è qualcosa che non va.

«Una situazione - commenta il segretario generale della Uil regionale, Alberto Civica - che non ci fa ben sperare, perché dopo un minimo di ripresa apparente dovuta alla maggiore contrattualizzazione del 2015, per effetto degli sgravi, siamo tornati indietro. E anche peggio. Basti guardare Frosinone, dove le gravissime crisi aziendali degli ultimi anni hanno ridotto la provincia in ginocchio e non accennano a migliorare. Anzi, a giugno, 400 lavoratori ex Videocolor finiranno il periodo degli ammortizzatori sociali».

Non va meglio sul fronte dei nuovi rapporti di lavoro, dove dopo il boom delle nuove attivazioni del 2015 dovute agli sgravi del jobs act, si assiste nel primo bimestre 2016 a un calo del 28,6% di tutti i contratti di assunzione e di ben il 43,1% di quelle a tempo indeterminato, che a gennaio di quest’anno hanno raggiunto le 11.500 unità, contro le 20.300 di gennaio 2015. Stesso discorso per i nuovi contratti a termine che passano da circa 32 mila a 25 mila e per quelli in apprendistato, scesi da circa 2 mila nel 2015 a 1.800 nel 2016. «Segno che il jobs act non ha avuto alcun effetto sull’occupazione che subisce invece gli effetti della decontribuzione – commenta Civica – Nella maggior parte dei casi si tratta infatti di stabilizzazione di contratti a termine e non di creazione di posti di lavoro ex novo. Basti pensare ad esempio alla triste pratica dei voucher che sono aumentati a livello esponenziale negli ultimi anni, raggiungendo nel 2015 solo nella Capitale i 3,8 milioni (voucher venduti), potenziando così una pratica poco tutelante e indice di forte instabilità lavorativa». Sono stati circa 5,5 milioni i voucher venduti nel Lazio nel 2015, soprattutto nei settori del commercio, del turismo e dei servizi che, a differenza dei primi anni (2008- 2009) quando era l’agricoltura a farla da padrona, rappresentano le principali attività di utilizzo, pur non essendo legati alla stagionalità, come avviene per l’agricoltura e le manifestazioni sportive, per cui il voucher era originariamente stato creato.

La provincia di Frosinone è in testa alla classifica del Lazio, con 626. 518 voucher venduti. Non è forse questo il campanello d’allarme del lavoro precario? Probabilmente, per i sindacati provinciali, no.