«L'Italia che ho in mente e che intendo costruire, quando sarò premier, è quella dei nostri nonni: laboriosa, genuina, normale, nella quale non si deve aver paura ad uscire di casa quando è sera». C'è tutto Matteo Salvini in questa frase: quello popolare e alla mano e quello che sta facendo una campagna elettorale da presidente del consiglio. Perlomeno incaricato. O più semplicemente per far sentire la pressione del Carroccio a Silvio Berlusconi.
A Frosinone Salvini arriva venti minuti in anticipo rispetto alla tabella di marcia: maglione dolcevita celeste, giubbino verde militare, stringe mani e si concede a decine di selfie. Al polso un braccialetto di Pontida (verde) e uno che guarda al sogno del futuro prossimo (Salvini premier, di colore rosso). Nel capoluogo ciociaro, quello che da tempo è molto di più "dell'altro Matteo", inaugura la sede provinciale della Lega, in via Aldo Moro. Con lui tutti i candidati, a cominciare da Francesco Zicchieri (collegio uninominale Camera nord) e Claudio Durigon, capolista nel listino proporzionale di Montecitorio. C'è Kristalia Papaevangeliu, designata nel collegio proporzionale del Senato. Ci sono i sei in campo per le regionali (Antonio Abbate, Andrea Amata, Letizia De Angelis, Alessandra Fabrizi, Carmelo Palombo, Alessia Savo). C'è Fabio Forte, coordinatore provinciale e candidato anche lui nel proporzionale della Camera, subito dopo Francesca Gerardi. Forte parla di partito motivato e unito: i giorni (vicini) della contrapposizione per l'indicazione di Zicchieri appaiono lontani anni luce. E Francesco Zicchieri nota: «Ho visto che la candidata del Pd parla di candidato pontino da battere. Se la campagna elettorale è questa...». Poi prende la parola Matteo Salvini e spiega: «Quattro anni fa ad una manifestazione in questa città eravamo in cinque. Oggi vedo centinaia di persone. Tra qualche mese non basteranno due piazze». Quindi attacca: «L'obiettivo è mandare a casa Renzi e Zingaretti. La Lega è l'unico argine alla violenza e al razzismo di Stato, quello "contro" gli italiani. La verità è che esiste una responsabilità morale di chi ha determinato un'immigrazione fuori controllo. Il problema è semplice in realtà: chi ha diritto, può restare. I clandestini e, soprattutto, i delinquenti, no».
Matteo Salvini ha parlato pure di lavoro. Argomentando: «Prima di venire qui mi stavo informando sulla situazione dell'Ideal Standard (alcuni ministri chiacchierano e basta), nei prossimi giorno incontrerò i vertici di Amazon. Pure in questo caso la realtà è semplice: difendo le aziende italiane e i lavoratori italiani. E lo farò ancora di più da premier. Perché c'è differenza tra un Governo con gli attributi (ndr: il termine usato è stato un altro) e un esecutivo succube di Bruxelles. Dico anche che mentre in questo momento ci sono degli allarmi surreali su fascismo e razzismo, contemporaneamente il Governo riceve con tutti gli onori Erdogan, il capo della Turchia, uno che vorrebbe estendere il credo islamico a tutta l'Europa. E che ha un concetto "sui generis" di democrazia. Ecco, quando saremo al Governo, l'Italia dirà no all'ingresso della Turchia nell'Unione Europea. E lo diciamo sin da ora anche ai nostri amici. Patti chiari, amicizia lunga».
Poi la prospettiva politica. Più chiaro Matteo Salvini non poteva essere. Rilevand: «La nostra prospettiva è quella di un governo di centrodestra. Di certo l'Italia non può essere guidata né dal Partito Democratico (il fallimento di Renzi non ha precedenti né paragoni) né dal Movimento Cinque Stelle (basta vedere quello che succede a Roma) Perché un conto è dire no, altro discorso è governare l'Italia o le Regioni e i Comuni. Certo, forse noi abbiamo un linguaggio "ruspante", ma perché nessuno sottolinea quello che nei nostri confronti dicono, per esempio, il presidente della Camera Laura Boldrini o Roberto Saviano?». Ha concluso Salvini: «Sogno un Paese sereno, pulito, sicuro, nel quale i lavoratori non debbano accontentarsi di salari da fame. A tutti voi dico di fare una campagna elettorale Comune per Comune, strada per strada, negozio per negozio. Sogno un'Italia nella quale può essere reintrodotto l'obbligo del servizio di leva, magari per sei mesi. Per tutti: uomini e donne, purché restino nel proprio territorio. Un servizio di leva nel quale si punti su temi come la protezione civile. Girerò l'Italia in lungo e in largo, come faccio da sempre. Andrò naturalmente anche a Firenze, nella tana del lupo. Perché noi non scappiamo, noi non siamo quelli che candidano la Boschi a Bolzano anziché ad Arezzo. E dovete convincere tutti a votare. Intanto perché chi non vota favorisce gli altri. E poi perché chi non vota, dal 5 marzo perde anche il diritto al lamento. Sogno un Paese normale, nel quale si pagano meno tasse e nel quale il concetto di lavoro sia diverso da quello di schiavismo. Infine, così come la Lombardia non è soltanto Milano, il Lazio non è solo Roma. E il nostro impegno deve essere quello di rappresentare le istanze delle province, dei territori, delle periferie. Vinceremo noi. E governeremo noi».