Lo scopriremo solo vivendo. Ma anche leggendo. Il suo libro. Titolo significativo: "La scossa dello scarpone". Ma è il sottotitolo ad essere intrigante. "Anatomia di una passione sociale".

Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, lo presenterà martedì 24 ottobre al salone delle Fontane di Roma, alle ore 17.30. Ha i riflettori puntati addosso da mesi: sarà o no in corsa per la presidenza della Regione Lazio? Sarà lui il nome sul quale punterà il centrodestra per sparigliare le carte, anche e soprattutto sul versante di quel voto di protesta che Silvio Berlusconi non intende lasciare ai Cinque Stelle?

«Bisogna leggere il libro», sottolinea sornione Pirozzi, che nelle ultime settimane ha sempre fatto capire che la risposta alla domanda è no. Senza pronunciarlo però quel no. Forse è per questo che il suo nome rimane in campo perfino suo malgrado. Lo abbiamo intervistato.

Allora Pirozzi, ma si candida o no alla presidenza della Regione Lazio nelle file del centrodestra?
«Che facciamo, giochiamo a tennis?».

Prego?
«La domanda continua a rimbalzare come una pallina. Sa, nella mia vita precedente giocavo a tennis».

Però scusi, una volta dice che dipende se ci sono o meno le primarie, un'altra volta afferma che deciderà la gente. Qualcuno può scambiarlo per politichese.
«Solo chi non mi conosce. Se fossi candidato alla presidenza della Regione Lazio lo direi senza problemi. Il fatto è che non mi candido. Poi se gli altri non ci credono, non è un problema mio».

Ammetterà che la presentazione del libro "La Scossa dello Scarpone" arriva in un momento topico sul piano politico.
«Dopo la presentazione del libro molte cose saranno chiare e forse la domanda non me la porranno più. Ho invitato tutti: Antonio Tajani, Matteo Renzi, Luigi Di Maio, Giorgia Meloni, Nicola Zingaretti, Fabio Refrigeri. Ma pure Matteo Salvini, Vasco Errani, Fabrizio Curcio, già responsabile del Dipartimento della Protezione Civile».

Insomma, tutto l'arco costituzionale.
«Tutte persone che hanno dato una mano».

Non sarà che così li tiene tutti sulla corda?
«Venga alla presentazione del libro. Poi la domanda iniziale non me la farà più».

Perché?
«Non è un libro soltanto sul terremoto. C'èun prima. Una storia politica, ma soprattutto amministrativa, che nasce come vicesindaco di Amatrice, ruolo che ho ricoperto dal 1995 al 2001. Poi sono stato consigliere provinciale di Alleanza Nazionale. Nel libro c'è la mia vita, anzi, le mie vite. Con un particolare che fa la differenza però...».

Vale a dire?
«Il libro ho voluto dedicarlo ai miei due figli, perché a loro ho tolto tanto tempo per questa passione sociale più che politica. A loro devo chiedere scusa per aver sacrificato troppo. Spero che conservino questo libro e che perdonino il padre».

Lei è stato calciatore, allenatore e tante altre cose. Forse è proprio il carisma un po' ruvido che potrebbe fare la differenza perfino in politica. Inoltre dal 24 agosto 2016 è anche un simbolo, della voglia di lottare e ricostruire dopo un terremoto devastante.
«Il punto è che c'è stato anche un prima. Intanto non speculo politicamente sul terremoto, non lo farei mai. Ma di battaglie amministrative ne ho combattute molte per Amatrice. Le ho combattute quando il presidente della Regione era Renata Polverini e poi con Nicola Zingaretti. Fra le tante cose sono riuscito a scongiurare la chiusura dell'ospedale di Amatrice. Il libro è utile per capire l'uomo Sergio Pirozzi. Quel 24 agosto ha cambiato centinaia di migliaia di vite. Alla presentazione del libro ho invitato soprattutto tanti amici che mi hanno aiutato e sostenuto in questi quattordici mesi».

Lei è anche presidente dell'associazione dei Comuni dimenticati, che ha fondato. In cosa consiste?
«Sono i Comuni sacrificati sull'altare dei numeri e dei conti. Quelli nei quali i servizi pubblici non ci sono più o sono stati depotenziati. Sono fermamente convinto che valori come l'identità territoriale vadano difesi sempre. Con il terremoto che ha sconvolto il Centro Italia problemi come lo spopolamento e l'isolamento di molti Comuni sono esplosi in maniera enorme».

Insisto: se alla fine Silvio Berlusconi in persona dovesse chiederle di candidarsi alla presidenza della Regione Lazio, lei perlomeno ci penserebbe?
«Non entro in questo dibattito. Ripeto: il libro sarà importante, anzi decisivo, per capire l'uomo».

Chi è il sindaco Sergio Pirozzi?
«Intanto non è soltanto il sindaco del terremoto. Ribadisco che la mia storia non nasce oggi. Anche perché, apprezzi la franchezza, se non ci fosse stata quella storia, mi avrebbero "cappottato" da un pezzo ormai. Sono stato anche presidente di Comunità Montana. A zero euro, come per la guida dell'associazione dei Comuni dimenticati. Sa quanto era fino a poco tempo fa l'indennità da sindaco di Amatrice? 660 euro al mese. In ventidue anni di impegno pubblico non sono state certamente le indennità a fare la differenza».

Una sua candidatura alla presidenza della Regione Lazio potrebbe intercettare voti di protesta che altrimenti andrebbero ai Cinque Stelle. Come una sua mancata candidatura magari non dispiacerebbe a Nicola Zingaretti.
«Perché continua a parlare di candidatura alla presidenza della Regione Lazio? Le ho già risposto. Il libro racconta l'uomo. Il fatto che non ho mai guardato alle indennità è significativo. Perciò è importante soffermarsi sul termine "passione". Per me la politica non è una professione. Beh, credo di averle risposto in maniera evidente anche per i futuri scenari».

Lo scarpone, come pure la felpa, non sono soltanto simboli. Quanto avrebbe bisogno la politica italiana di una immedesimazione vera con i cittadini?
«Sarebbe l'autentica svolta. Credo che soltanto un sindaco possa davvero comprendere esigenze e bisogni della gente normale, delle famiglie».

È vero che i proventi dei diritti d'autore andranno in beneficenza?
«Sì perché in questi quattordici mesi mi hanno aiutato in tanti. E io non dimentico. La presentazione del libro è stata organizzata da molti amici. Il senso della vita sta nelle piccole cose, nella solidarietà, nella condivisione».