Inutile girarci attorno: il progetto del Partito Democratico, inteso come amalgama di correnti di diverse estrazioni e di storie politiche contrapposte, è fallimentare. Il Pd a volte appare come un taxi sul quale, a dispetto del richiamo di Piero Fassino nel 2009, ognuno sale a suo piacimento. Chi lo prende, specialmente a livello locale, lo fa soltanto per raggiungere la meta personale. Per poi scendere senza neanche pagare la corsa. Lasciando agli elettori il salato conto delle sconfitte.

A tracciare un'analisi lucida e impietosa, dopo la debacle alle comunali di Frosinone e non solo, è il governatore della Regione Lazio. Il richiamo arriva a margine della conferenza stampa servita per presentare il progetto sulle Reti di Impresa. Nicola Zingaretti invita a un radicale cambiamento di rotta. Ma anche di passo. «Consigli non ne posso dare. Forse non è giusto e neanche corretto». Sottolinea e poi aggiunge: «Quando li ho dati, la politica ha fatto l'opposto di quel che avevo chiesto. Quindi, mi trattengo».

Come dire che: non c'è più sordo di chi non vuol sentire. «Da osservatore, se posso fare un appello – argomenta - faccio notare che occorre riservare più attenzione agli interessi della comunità locale della Ciociaria e un po'meno a quelli delle correnti nazionali». Perché il rischio che corrono i Dem, secondo il governatore del Lazio, è quello «di sradicare la politica dai bisogni del territorio. E i risultati – chiosa - sono sotto gli occhi di tutti».

Il messaggio del presidente appare chiaro. E va nell'ottica di una ricostruzione che parta dal basso e che eviti lo scontro fratricida. «Serve innanzitutto più collegialità, maggiore autonomia dalle correnti nazionali - rimarca - e vicinanza alle problematiche dei cittadini, proprio per ritrovare la bussola. Occorre anche discutere con più serenità. Soprattutto per non registrare sconfitte come quelle di Frosinone. E non solo». L'amara conclusione.